Nel segno degli uomini più inattesi e allo stesso tempo attesi, perché da Vlahovic e Paredes ci si aspetta questo e ben altro e non l’involuzione tecnica e psicologica degli ultimi mesi, la Juventus chiude l’aprile nero e parte col sorriso a maggio, vincendo contro un ottimo Lecce all’Allianz Stadium e conservando il vantaggio in chiave quarto posto e anche il margine lievemente più largo nei confronti dell’Atalanta prossima rivale in una partita forse decisiva domenica all’ora di pranzo.
La Dea tiene il passo e passa al Gewiss contro lo Spezia, anche in questo caso di misura e persino di rimonta, dovendo fare anche i nerazzurri i conti con le ambizioni di salvezza di uno Spezia che ora rischia grosso ma pare sempre vivo. Così come viva è la Juve, certo tutto fuorché brillante e dominante, ma certo propositiva e finalmente a testa sgombra come è giusto si addica a una formazione che in teoria puntava persino allo scudetto e che si è ritrovata nell’ultimo mese a non saper più nemmeno vincere.
I tre punti tutti insieme tornano una volta abbandonato aprile ed entrati nel maggio della verità, dove c’è da difendere la qualificazione sul campo alla prossima Champions dal campionato e conquistarla anche provando a vincere l’Europa League. Ma il primo passo era quello sulla carta più agevole contro il piccolo Lecce, era evidente però che la partita avrebbe nascosto non poche insidie e così è stato. Un primo tempo davvero complesso, in cui si è rischiato di passare sotto, poi la si era sbloccata con la prodezza da fermo di Paredes, quindi la solita ingenuità, stavolta di un insospettabile come Danilo, il solito rigore contro e il pari di Ceesay. Ma è la partita del gran risveglio, e allora anche Vlahovic si unisce alla festa: gran girata di voglia e qualità, ed è così che prova a riprendersi una Juve che nella ripresa entra in modalità gestione, rischiando nel finale. Solito copione, solito corto muso: l’importante era tornare a vincere e la missione è compiuta, in attesa di tempi migliori.