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Kvaratskhelia, il Sallustro che arriva da est: un capolavoro di coraggio e ricerca

Kvikcha Kvaratskhelia
Kvikcha Kvaratskhelia - Foto LiveMedia/Agn Foto

C’è un record in casa Napoli che se lo batti, stanne certo, qualcosa di speciale ce l’hai. Se poi al record aggiungi uno Scudetto vinto all’esordio, allora forse puoi permetterti di ritagliare uno spazio nella storia anche più ampio dei tuoi predecessori. Khvicha Kvaratskhelia è il terzo giocatore capace di segnare più di 10 gol (12 in questo caso) in una singola stagione di Serie A con il Napoli prima di compiere 23 anni di età, dopo Marek Hamsik (12 nel 2009/10) e Attila Sallustro (13 nel 1929/30). Il primo non ha bisogno di presentazioni, il secondo invece è stato colui che il Napoli l’ha accompagnata sin dai primi attimi di vita, plasmandola nell’identità e firmando i primi record della sua storia. Uno che Napoli ce l’aveva nel sangue, pur non essendoci nato. Arrivò in Campania a 12 anni su un piroscafo che aveva attraversato l’Atlantico dal Paraguay. Divenne il calciatore azzurro con più reti in tutte le competizioni e il rivale di Meazza (a fronte di una solida amicizia) e a fine carriera assunse l’incarico di direttore dello ‘Stadio San Paolo’. Qualcuno, all’epoca, propose persino di intitolarglielo, ma il Vescovo di Pozzuoli, come è storia, rifiutò perché “è irriguardoso e irriverente sostituire il nome di San Paolo allo stadio. Qui sbarcò il santo”. Paolo di Tarso sbarcò da sud, Sallustro arrivò da ovest, Kvaratskhelia a Napoli invece è arrivato da est, ma il suo acquisto è frutto di uno scouting che avvicina continenti, riduce km, non ha segreti in ogni latitudine.

Se Sallustro fu leggenda napoletana per volere del destino, Kvara lo è stato per un lavoro meticoloso di ricerca e osservazione che ha dato subito i suoi frutti. Il Napoli ha saputo andare alle radici del campione, anticipando tutta la concorrenza e premiando il valore del campionato georgiano. Premiato per tre volte consecutive come calciatore georgiano dell’anno (2020, 2021, 2022), con oltre 15 presenze in nazionale maggiore, Kvaratskhelia non era uno sconosciuto e non doveva essere scoperto, ma solo valutato tenendo conto del livello di campionato in cui militava. C’è chi non ha voluto correre il rischio di basarsi su quanto visto in Georgia e nella Dinamo Batumi, e chi invece ha avuto l’umiltà di non vedere rischi ma solo un’opportunità gigantesca da sfruttare.

Al resto ha pensato Luciano Spalletti, riservandogli il ruolo ideale, come sempre ha saputo fare con chi il pallone lo tratta in un modo diverso dagli altri. La qualità è quella dei grandi campioni, il carisma pure e si è visto dai primi giorni di ritiro. L’esordio a Verona con gol e assist è stato il primo tassello per la costruzione dell’autostima, forse l’unica qualità che il Napoli dello scorso anno non aveva. Quello era un Napoli forte, ma sfiduciato, composto da gente stanca di arrivare vicino all’obiettivo senza vincere. Kvaratskhelia invece ha portato la leggerezza sfrontata del campione che vuole imporsi. È stato il simbolo di una squadra che non ha avuto paura di osare in classifica, né di scomodare i grandi del passato. Dopo cinque giornate, il georgiano aveva già realizzato quattro gol. Meglio di lui all’esordio aveva fatto Edinson Cavani, un altro che arrivò in Italia (a Palermo) grazie alla competenza di chi guarda le partite e le comprende, senza sminuire il livello dei campionati meno seguiti. Uno Scudetto che arriva da lontano. In tutti i sensi.

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