Come spesso capita da ormai due anni a questa parte, la Lazio di Sarri sembra nel suo momento migliore ma inciampa sul più bello. E stavolta, la corsa vale tantissimo, conta per la Champions League e da una posizione ormai privilegiata, il secondo posto con cui i biancocelesti guardano tutte le altre – eccetto il Napoli – dall’alto verso il basso. Un secondo posto che fino a giovedì sembrava blindato, mentre già domani sera può venire meno dopo il ko contro il Torino che può pesare anche se non deve scalfire le tante certezze acquisite dalla squadra negli ultimi due mesi in cui la difesa è stata blindata e sono arrivate vittorie a grappoli.
Già, perché ora la Juventus si ritrova 15 punti in più e si è riportata a -2, ragion per cui può riagguantare il secondo posto con una vittoria contro il Napoli domani, e le altre, attese da match in teoria agevoli ma non di certo per il momento in campionato – visto che in Champions vanno a gonfie vele – come il Milan contro il Lecce e l’Inter a Empoli, possono recuperare punti e rimescolare le carte, in attesa di un’altra partita decisiva come Atalanta-Roma di lunedì. Insomma, era questa la partita da vincere più che mai in casa Lazio per dare un segnale, ma gli episodi hanno pesato e alla fine Sarri non nasconde tutta la sua rabbia.
Nell’intervista dopo la partita, il tecnico laziale sceglie di puntare il dito contro l’arbitro Ghersini, chiedendo sia fermato per la direzione di oggi. Che, in effetti, è assai negativa: manca un rigore per i padroni di casa, forse anche un rosso a favore. In ogni caso, inutile recriminare: tre punti persi restano tre punti persi, e una sconfitta arriva anche per colpe interne alla squadra, che oggi non trova un Milinkovic-Savic ispirato a dovere, riaccoglie Immobile dopo l’incidente col tram, ovviamente non al meglio. La prossima, comunque, dirà la verità: non si può passare da Champions blindata a rischio di finire tra le prime quattro in una settimana, ma la partita contro l’Inter è davvero uno spareggio decisivo: chiudere i giochi o soffrire per le successive sei giornate.