A tutto Fikayo Tomori. Il centrale difensivo è ormai divenuto un simbolo della rinascita del Milan degli ultimi anni targata Stefano Pioli. In un’intervista rilasciata sul sito ufficiale della UEFA nella settimana che ci introduce al match fondamentale contro il Tottenham, il centrale inglese si è soffermato sull’importanza che ha il Milan nella sua testa, su San Siro e delle differenze che ci siano fra Italia ed Inghilterra.
Ai microfoni del sito della UEFA, per il format ‘Nex in Line‘ presentato da FedEx, Tomori ha delineato le tappe fondamentali della sua crescita: “Il primo giorno che sono andato all’accademia, c’erano bambini di tutta Londra che sapevano fare le stesse cose che sapevo fare io. E per me non è stato facile. Ricordo che quando sono salito in macchina ho detto a mio padre: ‘Papà, non sono sicuro di poter tornare’. Lui mi disse: ‘No, no, tornerai di sicuro. Hai bisogno di stare in un posto dove sei messo alla prova, dove puoi migliorarti“.
Su San Siro e sulla grandezza del Milan: “Una volta arrivato qui, ricordo di aver indossato la maglia a strisce rossonere. È stato semplicemente surreale. San Siro è come un monumento. Riesci a vederlo sempre mentre guidi. È come se fosse proteso verso di te. Poi, il giorno della partita, i tifosi sono lì da due ore prima della gara. Si sente l’energia che emanano. Si giocano le partite di campionato, le coppe nazionali, ma quando arriva la Champions League è tutto diverso. Le luci di San Siro sono un po’ più luminose. Ascolti i tifosi fino all’ultimo minuto prima del fischio iniziale quando tutto lo stadio urla insieme ‘The Champions’. Ti fa venire la pelle d’oca, anche se succede ogni volta. Ho segnato a San Siro per il Milan in Champions League. Wow, questo è quello che guardavo fare ai miei idoli e ora lo sto facendo io’. È pazzesco pensarci“.
I miglioramenti da apportare al Tomori giocatore: “Il mio Next Level è essere presente in entrambe le aree di rigore, essere dominante sia nel gioco aereo che col pallone tra i piedi“.
Sull’importanza di avere un padre (il suo) presente: “Lui dice che tutto si basa sulla determinazione, non solo nel calcio ma anche nella vita” – ha spiegato – Se lavori duramente a qualcosa, se ti applichi e lo vuoi davvero, allora ciò in cui ti impegni ti darà i suoi frutti. È una cosa che ho sempre avuto in testa, tatuata da qualche parte nel mio cervello“.
Sulle differenze fra calcio italiano e calcio inglese: “In Italia è più un: ‘Ok, qui è dove devi essere quando la palla arriva. Questo è il modo in cui il tuo corpo deve essere. Qui è dove devi passare la palla’. In Inghilterra invece si può giocare più d’istinto. In Italia si cerca di eliminarlo il più possibile, così da sapere già cosa fare in campo, come giocare e dove passare la palla“.