Serie A

Serie A, Casini: “Anno impegnativo. Esigenze per il calcio italiano? Investimenti e stadi”

Lorenzo Casini
Lorenzo Casini - Foto LiveMedia/Ettore Griffoni

Intervenuto al Business of Football Summit in quel di Londra, il presidente della Lega Serie A Lorenzo Casini ha solcato un bilancio sul primo anno alla guida del nostro massimo campionato. Il numero uno della Lega di A ha trattato numerosi temi legati al nostro calcio: dalla necessità di investimenti ai diritti tv, concludendo con una battuta sul progetto della Superlega.

Nella conferenza organizzata dal Financial Times, Lorenzo Casini ha tenuto a trarre i risultati del suo primo anno alla guida della presidenza della Lega di Serie A: “Ho ereditato una situazione non semplice, e non solo per via delle difficoltà dovute alla pandemia. Fin da subito però abbiamo cercato di intervenire per migliorare il calcio italiano. Come, per esempio, nel caso della vendita dei diritti tv all’estero: grazie all’intervento del governo, sono state eliminate una serie di limitazioni che rendevano le trattative con interlocutori stranieri molto più complicate“.

I tre pilastri del nostro calcio secondo Casini: “Noi li chiamiamo i tre pilastri su cui dovrebbe poggiare il nostro calcio: più entrate e più risorse, migliori infrastrutture e più educazione, perché il calcio sia una spinta verso il cambiamento. Chi investe nel calcio italiano lo fa principalmente per due ragioni: perché intravede grandi potenziali ancora inesplorati, e perché ama questo Paese. Noi dobbiamo sfruttare le nostre caratteristiche per attrarre più capitali e investitori, perché grazie all’attuale varietà di proprietà su cui possiamo contare ora, abbiamo acquisito nuove conoscenze e capacità“.

Sulle risorse economiche da ricercare: “L’aspetto economico è ovviamente molto importante, ma prima di trarre determinati giudizi sarebbe utile tenere conto anche dei risultati sportivi, sia a livello di club sia di nazionale“.

Sull’eccessiva burocrazia in Italia e su quanto essa blocchi l’idea di costruire nuovi stadi: “Non dobbiamo dimenticare che il calcio è lo specchio dell’Italia, dove per svariate ragioni costruire è sempre stato un problema. Gli stadi sono un’esigenza inderogabile, ma il problema non è né legislativo né economico. Sono le norme e le regole, locali e nazionali, che bloccano i cantieri. In questo senso sono fiducioso che il nuovo ministro dello sport, Andrea Abodi, che ha una grande conoscenza del problema, ci sia di aiuto. Così come sarebbe utile la spinta che ci darebbe l’organizzazione di un Europeo“.

Sulla Superlega: “La cosa principale è capire in profondità le ragioni che hanno spinto quelle società ad intraprendere quella strada. In questo senso non vedo l’ora anche di leggere le conclusioni a cui giungerà la Corte Europea. Per me comunque la risposta dovrebbe essere una maggiore cooperazione tra le leghe, a livello europeo: solo così possiamo garantire la sostenibilità e prosperità del calcio. Magari introducendo anche, a livello di regolamento, qualche accorgimento o cambiamento, perché il calcio continui a restare rilevante e divertente anche per i più giovani“.

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