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La storia di Matteo Gigante, dall’infortunio all’incredibile primo titolo Challenger: “Gioia immensa, vittoria scritta nel destino”

Matteo Gigante
Matteo Gigante - Foto Johanna Wallmeier

Matteo Gigante scopre il tennis molto presto, in mezzo agli stessi campi che calca oggi per allenarsi. ‘Giga’ ha soltanto tre anni, quando il nonno lo porta al circolo Junior Casal Palocco di Roma per vedere i suoi cugini giocare. “Se oggi faccio questo sport devo ringraziare mio nonno Romano, è con lui che l’ho scoperto – racconta Matteo –. Da quel giorno di 18 anni fa non ho mai smesso di tenere la racchetta in mano; c’è stata una breve parentesi nel mondo del calcio, ma quando sono stato messo davanti ad una scelta non ho avuto dubbi, a tennis giocavano tutti i miei amici ed io volevo stare in campo”. Dalla scuola tennis si passa all’agonismo, con il maestro Alessandro Galli lungimirante nel notare le potenzialità di un mancino velenoso con un rovescio di grande bellezza. Matteo cresce, e nel tempo l’impegno comincia a diventare sempre più presente, richiedendo sacrifici e confronti con gli altri tennisti italiani classe 2002 che già si stavano mettendo in mostra: “Ci ho messo del tempo e non è stato facile, ma giocando ho capito che questo è un lavoro e come tutti gli altri lavori bisogna fare tanti sacrifici per togliersi le proprie soddisfazioni. Stare lontano da casa e dai propri cari per quasi tutte le settimane dell’anno è difficile, ma da un anno a questa parte ho compreso che è necessario e mi sto godendo il percorso”.

Nel 2021, anno in cui Gigante comincia a togliersi le prime soddisfazioni in campo, arriva l’infortunio più difficile della sua giovane carriera: “Non ho mai sofferto tanto quanto i sei mesi in cui sono stato fermo per un problema al gomito. È stato un periodo difficile, dove il maestro Alessandro Galli, il preparatore atletico Antonio Babudri e la mia famiglia mi sono stati vicino per sollevare il mio morale; nonostante il loro appoggio è stata una sfida molto complicata. Oggi posso dire che mi ha aiutato parecchio e che sono riuscito ad imparare anche da quell’esperienza”. Nel percorso di Matteo, ormai pilastro del Galli Tennis Team, c’è una parentesi alla Rome Tennis Academy, esperienza che fino al periodo antecedente al lockdown ha favorito la sua crescita: “Il periodo alla Rome Tennis Academy è stato importante; lì mi allenavo spesso con Flavio Cobolli che è un grande amico, ma soprattutto ho cominciato ad uscire dall’Italia per giocare tornei. Poi c’è stata la parentesi del covid, dove non ho potuto toccare la racchetta; una volta tornati alla normalità ho capito che per me sarebbe stato molto importante tornare alle origini, dove Alessandro mi ha accolto di nuovo con piacere”. Rientrato a pieno regime sul campo da tennis, il primo titolo da professionista della carriera di Gigante non si fa attendere; sui campi in terra rossa di Sharm El Sheik arriva l’ITF da 15.000 dollari in singolare: “Ho vissuto quella settimana completamente da solo perché il maestro Galli non ha potuto seguirmi fisicamente. Considero quella vittoria l’inizio del mio percorso, è lì che ho acquisito consapevolezza e ho capito di poter chiedere di più anche a me stesso”.

Tornato in pieno ritmo partita, con un gioco sempre più consolidato, Gigante comincia a scalare la classifica. Dalla posizione numero 800 ATP nella quale orbitava ad inizio 2022 arrivano due semifinali Challenger, a Vicenza e a Forlì, alle quali ne consegue il best ranking di 226. È su questa base consolidata che inizia il 2023 di ‘Giga’. Dopo un inizio poco incoraggiante in Portogallo, dove c’è una buona condizione fisica ma manca il suo miglior tennis, è la volta di Tenerife: “Quando sono arrivato in Spagna ad inizio gennaio mi sentivo un po’ in confusione; in principio avrei dovuto giocare le qualificazioni del Tenerife Challenger 1, ma per decisione del direttore del torneo Marcello Marchesini ricevo una wild card per il tabellone principale. Mentalmente non avevo preso in considerazione l’esistenza di questa possibilità, è per questo che ringrazio ancora MEF Tennis Events per aver creduto in me. In un certo senso questa wild card mi ha responsabilizzato, ho sentito la fiducia nei miei confronti e ho creduto di poter fare un buon percorso”. Matteo centra i quarti di finale nel primo dei tre Challenger organizzati tra il 12 gennaio ed il 12 febbraio nell’isola canaria, cedendo poi in tre set a Francesco Maestrelli. Dopo una parentesi aspra nella seconda kermesse, dove esce al primo turno del tabellone principale e perde in finale in doppio, arriva l’ultima settimana prima del ritorno alla base.

È il 5 febbraio e Matteo Gigante è lontanissimo dalle condizioni psicofisiche ottimali per giocare a tennis. Soltanto 24 ore prima c’è stata la finale di doppio, persa con l’amico Francesco Passaro a favore di Shintaro Mochizuki e Christian Harrison. Sulla pianta del piede sinistro c’è una vescica delle dimensioni di un tappo di bottiglia e a questo dolore si aggiunge un forte mal di pancia che gli impedisce persino di muoversi. All’improvviso, sui campi dell’Abama Tennis Academy succede l’imprevedibile: piove. Nei tre tornei dell’ATP Challenger Tour organizzati da MEF Tennis Events non è mai piovuto, è proprio questo il bello di poter giocare in un’isola canaria tra gennaio e febbraio. Niente e nessuno avrebbe potuto prevedere un acquazzone in grado di fermare le partite, era quanto di più lontano si potesse immaginare. Tutti i match vengono così rinviati al lunedì, giornata in cui comunque arriva la sconfitta contro un ottimo Giovanni Fonio, ma a causa di due ritiri inaspettati nel main draw ha il 66,6% di possibilità di essere ripescato in qualità di lucky loser. La rabbia, lo stress e la frustrazione di Matteo si trasformano in un sorriso, quasi un ghigno: “Ho preso il telefono e scritto in un gruppo Whatsapp di amici, ‘se rientro come lucky loser vinco il torneo’”. Sono quelle frasi che si dicono così, per scherzare. Di solito le si accompagna con una pacca sulla spalla, una risata goffa, magari si riceve anche un ‘ma vaffanculo’ come risposta. Ma Matteo in quel che dice ci crede davvero: sette giorni dopo, alle ore 13:30 di domenica 12 febbraio, il ghigno è lo stesso e la convinzione pure, ma soprattutto tra le mani c’è un trofeo. La scritta recita ‘Tenerife Challenger 3 – 12 febbraio 2023 – ‘Ganador’. “Ve l’avevo detto, era scritto nel destino”.

Difficile scegliere una partita ‘chiave’ nella cavalcata al primo ATP Challenger della carriera: “Al primo turno contro Daniel Rincón sono sotto 1-4 nel primo set. Guardo il mio box, mi fa male la pancia e non mi sento più in grado di poter stare in campo; penso al ritiro. Ad un certo punto nella testa c’è stato un ‘clic’. Mi sono detto: ‘Non me ne frega nulla, devo rimanere in campo a tutti i costi e vincere questa partita’. Riesco a rimontare e trovo Francesco Passaro al secondo turno. Lui è un lottatore, un tennista fortissimo, vincere in rimonta quella partita è stata una grande iniezione di fiducia”. A causa della pioggia, Gigante è poi costretto a giocare quarti di finale e semifinale nello stesso giorno; nella prima parte della mattinata l’ostacolo iberico Pablo Llamas Ruiz viene liquidato in due set, ma è nel penultimo atto del torneo che arriva ‘la partita’. Riccardo Bonadio, autore di un torneo eccezionale, gioca un tennis incredibile per due set, issandosi ad un game dalla vittoria. “Dopo aver perso 5-7 il primo mi sono ritrovato 4-5 e poi 5-6 sei al secondo – spiega Gigante –. In qualche modo sono riuscito a portare il parziale al tie-break e rimanere concentrato per cambiare l’inerzia del match”. 5-7 7-6(3) 6-3 e tante lacrime: “Quel pianto è stato un insieme di cose, c’era commozione, adrenalina e soprattutto tanta gioia perché ho finalmente dimostrato a me stesso e agli altri di essere capace di vincere partite lottando in questa maniera”. La finale è quasi una formalità, contro uno Stefano Travaglia in ottima forma che nell’occasione non ha avuto il tempo di prendere le contromisure necessarie: “Dopo il match point il primo pensiero è andato alla mia famiglia. A loro devo tutto perché hanno fatto e continuano a fare tanti sacrifici per aiutarmi. Poi ho pensato al maestro Galli ed il preparatore atletico Antonio che mi seguivano da casa, ma anche Francesco Cerrai della Federazione Italiana Tennis e Padel che ha coordinato i miei allenamenti a Tenerife; la FITP ci mette a disposizione uno staff di altissimo livello ed io non posso che esserne grato. Infine, ho guardato ed abbracciato Filippo Tarroni, che da assistant coach mi è stato vicino nella prima e nella terza settimana canaria; si è dimostrato ancora una volta un ragazzo d’oro, un grande amico ed un supporto fantastico, gestendo alla grande i momenti dentro e fuori dal campo”. La gioia è tanta, ma Matteo non si sente appagato: “Mi ripeto costantemente di rimanere con i piedi per terra, c’è moltissimo lavoro da fare. Nel breve termine penso al Foro Italico; giocare il main draw degli Internazionali BNL d’Italia è il mio grande sogno e voglio riuscirci. Il Campo Pietrangeli è lì che mi aspetta, io lo ritengo lo stadio del popolo perché abbraccia tutti gli appassionati di questo sport ed è lì che tutti si scatenano; spero di poter ricevere presto il loro supporto”. Dopo avergli tolto qualcosa, il destino sta restituendo tutto il dovuto a Matteo Gigante, che da questa settimana è numero 194 del mondo, ma guai a fermarsi qui: il Tenerife Challenger 3 è il primo capitolo di una storia tutta da scrivere.

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