Stavolta la Lazio si muove alla cilindrata giusta e non si fa rimontare. In casa biancoceleste la prima gioia del 2023 arriva da Reggio Emilia, da una partita trappola perché contro una squadra in crisi, ma alla fine vinta mettendoci attenzione, concretezza, cinismo. E’ una squadra quadrata quella messa in campo oggi da Sarri, non bella e spumeggiante, persino con qualche lancio lungo e con le palle aeree a decidere una partita risolta in fin dei conti solo sul filo degli episodi.
Momenti di pesante flessione, gestione delle partite ballerina, sprechi clamorosi per una squadra che spera di andare in Champions, più per bocca del ds Tare, che ha confermato come questo sia un obiettivo reale, che dell’allenatore, che ha lamentato limiti della rosa. Che effettivamente ci sono, a cominciare dal fatto che se Ciro Immobile ha cominciato a infortunarsi più spesso del solito è perché gioca sempre lui, e quando anche oggi ha alzato bandiera bianca dopo appena un quarto d’ora, il rimpiazzo era Pedro. Qualcosa manca a livello di mercato, anche a livello di mentalità come visto tra Lecce ed Empoli.
Però la Lazio torna solida dietro, difficile capire se anche per demerito dei neroverdi di un Dionisi sempre più incupito e ora rischio esonero perché la classifica, se non spaventa ancora, comunque piange. In fin dei conti, vincere è facile: basta sfruttare gli episodi, un rigore in pieno recupero del primo tempo dato dal Var e trasformato da Zaccagni al settimo gol in campionato, il raddoppio sempre nel recupero, ma della ripresa, con Felipe Anderson su un clamoroso errore difensivo neroverde. Nel mezzo, poca sofferenza, difesa attenta, nessuna vergogna se talvolta non si riparte dal basso. E così, dopo tre partite brutte tra novembre e gennaio, con una lunghissima pausa in mezzo, la Lazio prova a ripartire. Alla sua cilindrata.