Marc-Andrea Huesler ha sorpreso tutti la scorsa settimana, vincendo il titolo nell’ATP 250 di Sofia e diventando campione per la prima volta nel circuito maggiore, tra l’altro dopo alcuni successi ottenuti contro tennisti del calibro di Pablo Carreno Busta, Holger Rune e Lorenzo Musetti. Si tratta del primo elvetico a conquistare un trofeo da quando, a Basilea 2019, Roger Federer vinse l’ultimo dei suoi 103 titoli ATP. Huesler, allora, si è raccontato al sito ufficiale dell’ATP, partendo dalla grande gioia vissuta sul campo, solo pochi giorni fa.
“Sono davvero felice di aver scalato così tante posizioni in una settimana – ha affermato, sorridente, il nuovo numero 64 del mondo –, anche perché sentivo che il ranking non rispecchiasse del tutto il mio vero valore. Sono molto contento anche dei progressi che ho fatto quest’anno: ho iniziato il 2022 fuori dalla Top 100, ero tra il 170esimo e il 180esimo posto. Adesso sono nettamente più avanti, ho guadagnato tanti punti e ho affinato il mio gioco in maniera importante su tutte le superfici. Ho fatto tanta esperienza sul cemento e sulla terra, ma anche sull’erba. Ho sensazioni decisamente positive per il futuro”.
Huesler, poi, ha descritto un po’ la sua personalità, in campo e anche fuori dal rettangolo di gioco. “Sono relativamente calmo, non sono un ragazzo esuberante. Anche in campo sono molto calmo direi, almeno questo è quello che sto cercando di mostrare all’esterno: non voglio che le emozioni mi tolgano l’idea di ciò che sta succedendo in quel preciso momento. Dal punto di vista tattico, invece, sono piuttosto aggressivo, questo è il mio stile di gioco. Voglio essere imprevedibile, voglio sorprendere il mio avversario con le mie decisioni. Ho sicuramente un braccio molto veloce, il che mi aiuta ad accelerare in situazioni difficili. Poi, ho un gran servizio e questo mi permette anche di optare per il serve and volley, ma mi sento in grado anche di dire la mia negli scambi lunghi, sebbene non sia proprio la situazione per me più confortevole. Come persona, invece, sono piuttosto accomodante, tipicamente svizzero. Il mio modello è, ovviamente Roger Federer, è così che cerco di essere“.
Proprio quel Federer che, 10 giorni fa, ha detto addio allo sport di cui ha fatto la storia. “È difficile colmare il vuoto che ha lasciato, ha fatto così tanto per lo sport nell’ultimo ventennio. Guardarlo giocare in TV, in Coppa Davis, non importa dove, è stato bellissimo, perché faceva sembrare tutto così facile. Ha reso questo sport interessante per tante persone in tutto il mondo, le quali si incollavano alla TV e non si perdevano nemmeno uno scambio di tutte le sue partite. Ricordo che, a Basilea, quando giocava, lo stadio impazziva, c’era un’energia assurda. È triste che abbia deciso di ritirarsi, ma ha le sue ragioni e noi dobbiamo semplicemente essere contenti per tutti i bei momenti che ci ha regalato. Ovviamente non sarà facile, per noi svizzeri, seguire le sue orme, ma il nostro tennis è vivo e faremo del nostro meglio per non farlo rimpiangere”.
Cosa avrebbe fatto Huesler se non fosse stato tennista? Non avrebbe avuto grandi problemi, vista l’enorme quantità di passioni che coltiva il campione di Sofia. “Mi sarebbe piaciuto essere un pilota, oltre che un tennista. Trovo che ci siano tante cose interessanti al mondo ed è difficile soddisfare tutte le proprie curiosità. Quando la mia carriera finirà, penso di voler cambiare ambito, ad esempio nutro un grande interesse nei confronti dell’architettura. Amo viaggiare, vedere nuovi posti, conoscere nuove persone, il tutto cercando di vivere il momento, perché non si sa mai come andrà a finire la giornata, la settimana, l’anno, la carriera. Bisogna godersi ogni giorno come se fosse l’ultimo nel tour, perché non sai mai quando finirà la tua carriera e cosa il futuro ha in serbo per te. Amo gli animali, porto sempre un po’ di cibo per gatti nella mia borsa da tennis: non si sa mai, potrei incontrare qualche randagio! I miei compagni di squadra, in Coppa Davis, mi hanno preso in giro quando l’hanno scoperto”.