La terza in palio. Argentina e Francia a un passo dalla storia, dopo aver dimostrato in questo Mondiale di essere le squadre più forti e di meritare il titolo: siamo finalmente giunti dopo un mese intenso alla finale di Qatar 2022, e non è una partita da ridurre soltanto allo scontro tra i due numeri 10, Messi e Mbappé. Sarebbe come sminuire non solo gli altri dieci titolari per parte, ma due movimenti calcistici agli antipodi, non solo letteralmente, ma capaci di portare la propria selezione in finale per due volte nelle ultime tre edizioni. Sono loro le massime rappresentanti del calcio mondiale, così diverse, ma così forti. Con pregi e difetti, sia chiaro, con la voglia però di vincere il loro terzo titolo iridato.
La Francia ha cominciato in tempi relativamente recenti, in casa nel 1998, poi in tempi ancor più recenti ha bissato, quattro anni fa in Russia. E il blocco granitico è rimasto, c’è qualche assenza, ma anche dei giovani in rampa di lancio: una squadra forte, fisica, tecnica e matura che non poteva non ripresentarsi nell’atto conclusivo anche quest’anno. Solida nel girone, sconfitta dalla Tunisia solo quando non contava più nulla e con le seconde linee, poi implacabile con Polonia, Inghilterra e Marocco, vittorie non di dominio, ma da squadra sorniona come Deschamps che sapientemente la guida. E la febbre del cammello, un ostacolo non da poco che avrebbe potuto spostare l’equilibrio, sembra aver lasciato tregua.
Ma non ci sono favoriti in una partita come questa, forse la sfida più bella come finale dei Mondiali a distanza proprio di quel 1998. L’Albiceleste ci arriva con una grandissima tensione, con la consapevolezza di essere all’ultimo ballo per molti: Leo Messi è alla sua ultima partita nella competizione più importante e vuole finalmente lasciare il segno definitivo, vuole che questa sia l’era di Messi anche per i (pochi) detrattori. Si è già preso da leader vero una squadra che con Scaloni ha ritrovato equilibrio e un modo più europeo di stare in campo, con meno psicodrammi e più concretezza. E pensare che un mese fa ci si fasciava già la testa per la clamorosa, è vero, sconfitta con l’Arabia Saudita. E’ forse servita a ricompattare più che mai, e da lì sono arrivate le vittorie con Messico, Polonia, poi le sofferenze atroci con Australia e soprattutto Olanda, fino al roboante tris alla Croazia. Vietato fermarsi sul più bello per la Seleccion, per troppi motivi. Alle 16 al Lusail Iconic Stadium si fermerà il tempo: si mette in palio la coppa del mondo, una sorriderà, l’altra sprofonderà nell’incubo. E per i tifosi neutrali, è già tempo di prendere posizione.