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Croazia, un bronzo per spezzare un tabù di 24 anni. Ma il Marocco ha fame di storia

Luka Modric
Luka Modric, Croazia - Foto LiveMedia/Nigel Keene/DPPI

Marcelo Brozovic la finale mondiale per il terzo posto tra Croazia e Marocco non la giocherà. Un fastidio al flessore costringe l’interista a chiudere il suo Mondiale in anticipo, prima di una sfida che in fin dei conti interessa più a Regragui che a Dalic. Certo, per il Ct croato mettere in bacheca un argento e un bronzo iridato consecutivi rappresenterebbe un curriculum di tutto rispetto, ma il rimpianto aleggia sulla sponda balcanica a Doha. Per Regragui invece un terzo posto sarebbe un tassello in più di una marcia comunque storica. Il Marocco – prima nazionale africana a raggiungere la semifinale di un Mondiale – deve rinunciare a tre elementi della difesa titolare: Saiss, Aguerd e Mazraoui con ogni probabilità non saranno della partita e anche Hakimi dovrà essere valutato. Spazio alle seconde linee che in ogni caso non hanno sfigurato quando sono state chiamate in causa: El Yamiq – vecchia conoscenza del Genoa – partirà dal 1′, con lui anche Dari e Attiyat. A centrocampo Amrabat e Ounahi – in vista di un mercato di gennaio che potrebbe vederli protagonisti – vogliono chiudere bene. Nessun dubbio in attacco, con Ziyech, En Nesyri e Boufal nel tridente, mentre gli ‘italiani’ Sabiri e Cheddira (di ritorno dalla squalifica) sono pronti a subentrare. Nella storia le finali per il terzo posto hanno offerto goleade e partite senza storia (Svezia-Bulgaria nel 1994 o Olanda-Brasile 20 anni dopo), ma anche sfide combattute. La Croazia vuole tornare a vincere nei 90′ un match ad eliminazione diretta in un Mondiale dopo una lunga serie di pareggi e vittorie ai rigori. L’ultimo successo croato in una gara secca senza ricorrere ai supplementari risale al luglio del 1998 contro la Germania. C’è poi da onorare l’ultima apparizione mondiale di Modric. Insomma, le motivazioni non mancano. In vista dei prossimi impegni, la Croazia vuole cancellare un inedito tabù che fa da cornice ad otto anni comunque storici. Un Marocco “al 60%” è l’ultimo ostacolo per un podio a metà tra il rimpianto e l’impresa.

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