Sono pur sempre i vicecampioni del mondo in carica, ma questo non va certo in campo insieme ai giocatori. Uno status peraltro decisamente anacronistico rispetto all’attuale valore della squadra di Dalic, con gli eroi del 2018 invecchiati di più di quattro anni, alcuni assenti, nel complesso tutto più ridimensionato. Ma se c’è una cosa che la Croazia c’ha insegnato, in Russia come in Qatar, è che sopraffarla è quanto mai difficile. Una squadra esperta, di qualità, con un centrocampo tutta tecnica e un attacco invece più fisico e di sacrificio che di estro e classe. E quando lo stallo non si sblocca, quando si deve arrivare ai rigori, beh, sono sempre loro a prevalere.
Contro il Brasile, però, in molti hanno affibbiato a questa nazionale di difficile lettura fin qui (scialbi pareggi con Marocco e Belgio, in cui hanno rischiato di perdere e salutare il Mondiale, buona vittoria col Canada che però ha chiuso a zero punti, quindi la vittoria soltanto ai rigori col Giappone) l’appellativo di vittima designata. Perché i verdeoro sono fortissimi e straripanti, vogliono ballare ancora, dedicarla a Pelè, avvicinarsi alla sesta e soprattutto al possibile scontro stellare contro i rivali di sempre dell’Argentina.
Sembra quasi tutto scritto, nessuno si aspetta Richarlison, Vinicius e Neymar (già tornato a pieno regime e pronto a prendersi ulteriormente la scena) fuori dalla coppa ai quarti proprio come nel 2018. Tite è carico, si è anche forse sciolto un po’, ora si diverte come i suoi ragazzi. Ma la freddezza e la capacità di tenere tutto in una situazione di stallo propria dei croati può sparigliare le carte nel primo quarto di finale della coppa del mondo qatariota. Dopo aver piallato la Corea del Sud, dai sudamericani ci si aspetta solo una vittoria, e anche convincente, per non andare incontro a una grossa delusione sulla falsariga di quelle degli scorsi vent’anni. Il pronostico è meno chiuso del previsto, uno invece è scontato: ci sarà spettacolo, che sia dal punto di vista dei gol e delle giocate, oppure del pathos e dell’equilibrio, tra due scuole di calcio completamente opposte.