Fine di un’era? Difficile dirlo, probabilmente no perché Ronaldo ha fatto tanto per questa squadra e pur nella fase discendente della sua carriera ha ancora i guizzi del fenomeno, oltre che i galloni del capitano. Ma dopo gli screzi con Santos, il coraggio del ct nel metterlo in panchina negli ottavi da dentro o fuori con la Svizzera, e il suo sostituto, il forte Goncalo Ramos che ha già fatto ballare la samba alla difesa della Juventus col suo Benfica, segna una clamorosa tripletta, la prima di questa edizione, e defenestra CR7. Da leader e pedina inamovibile, a panchinaro intristito, entrato solo nel finale per farsi annullare un gol e per sbagliarne un altro, prima di abbandonare il campo in fretta e furia al fischio finale, non restando a festeggiare con i suoi compagni.
Avulso dal gioco, probabilmente anche dal gruppo, e dire che in nazionale sembrava aver ritrovato la sua isola felice dopo le difficoltà col Manchester United. Macché. Ora finisce anche in panchina, un affronto per lui. Potrebbe non essere definitivo, ma il suo “rimpiazzo”, tra mille virgolette, si è preso la scena con una tripletta storica. Consacrato al calcio che conta dopo aver disputato fin qui una grande prima metà di stagione sopra le righe in Portogallo. E ora, col Portogallo. Ronaldo a parte, che è un caso ma fino a un certo punto, c’è da celebrare la vittoria tennistica della squadra di Santos, senza la sua stella e forse con maggiori responsabilità da parte di chi è sceso in campo. 6-1 con una Svizzera davvero ai minimi termini, incapace di produrre davanti e fragilissima dietro, lontana parente rispetto a quella dei gironi. Dove arrivano i meriti del Portogallo e dove i demeriti della Svizzera? Difficile dirlo, e ora il gioco si fa duro per i lusitani, perché il Marocco potrebbe sembrare un ostacolo morbido e un percorso fortunato, così invece non è e la strada per la semifinale è più dura che mai. Con, o senza Ronaldo.