Se gli indizi della rifinitura valgono qualcosa – e valgono eccome – sarà un’Argentina senza ‘italiani’ quella che scenderà in campo dal 1′ contro l’Australia nell’ottavo di finale dei Mondiali di Qatar 2022. Angel Di Maria lavora individualmente e fa terapie, Paulo Dybala continua ad essere ignorato, Lautaro Martinez paga l’exploit di Julian Alvarez contro la Polonia, Paredes sembra essere in svantaggio su Enzo Fernandez. Scaloni non rischia il Fideo, costretto a gestire un sovraccarico al quadricipite che non va sottovalutato. Come non va sottovalutata un’Australia che ha poca qualità ma che sa stare bene in campo con un’identità chiara. Nel corso dell’ultimo allenamento, al momento della consegna delle pettorine dei titolari, il Ct ne ha assegnate due ai due fantasisti in ballottaggio tra loro al posto di Di Maria. Non Paulo Dybala, ma Papu Gomez e Angel Correa, convocato per ultimo dopo l’infortunio di Nico Gonzalez. Sembra definito il centrocampo con De Paul, Fernandez e Mac Allister. Scuola Racing, River e Boca. Il perfetto mix che più riassume l’anima di un’Albiceleste che sembra aver trovato un equilibrio. Rispetto al primo match clamorosamente perso contro l’Arabia Saudita, il Ct ne cambia cinque ma è pronto a rilanciare Romero dopo la prova incoraggiante con la Polonia.
Di fronte un’Australia con pochi spunti ma con un’identità precisa e qualche nome emergente. Su tutti Harry Souttar, difensore centrale dello Stoke City, alto 1.98, il migliore fin qui della già sorprendente campagna australiana in Qatar. Fino a questo momento, solo contro Mbappè e Giroud ha fatto brutta figura. Contro Tunisia e Danimarca, invece, ha ingabbiato tutti. Ora c’è la prova Messi, ma lui frena: “Non spetterà a una sola persona fermarlo. È uno dei due giocatori migliori al mondo e ci vorrà molto tempo prima di vedere di nuovo uno come lui, ma per 90 minuti è solo uno dei tanti che dobbiamo affrontare”. Souttar è così. Riceve i complimenti, ma li dirotta ai compagni. Contro la Tunisia ha salvato risultato e qualificazione con un tackle perfetto su Khenissi, che ha fatto esultare la squadra “come se fosse un gol”, dice Irvine. Lui però non si scompone e, interrogato dalla stampa, fa notare anche il movimento difensivo corretto dei suoi compagni in area. Alle sue spalle, un anno fa, un bruttissimo infortunio al ginocchio e il dolore per la morte del fratello, Aaron, giocatore di golf, il cui volto campeggia sul braccio di Harry. Leo Messi non fa paura quando si è abituati a battaglie più dure.