“Gentile direttore, la tragica scomparsa di Davide Rebellin impone per l’ennesima volta il tema della sicurezza stradale. Da 41 giorni ho l’onore di guidare un Ministero importante e complesso come il Mit, e tra i vari dossier c’è quello dedicato al codice della strada e all’impegno per scongiurare incidenti”. Così inizia la lettera del ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini alla Gazzetta dello Sport. Un “tema serio” e che “non merita di essere banalizzato”. Parola quindi ai numeri: “I dati Istat offrono una fotografia preoccupante. Il record degli incidenti in valore assoluto si registra a Roma e poi a Milano, ma tra il 2020 e il 2021 l’incremento della mortalità è stato dell’11,1% con alcune città che meritano particolare attenzione: le vittime sono cresciute del 133% a Messina, dell’85,7% a Firenze, del 54,5% a Catania. Tremendi i numeri dei monopattini: tra il 2020 e il 2021 l’incremento dei sinistri fa segnare +272,52%. Evidentemente, servono provvedimenti per alimentare quella “cultura della sicurezza” richiamata sulla Gazzetta dello Sport di ieri da Urbano Cairo e che le associazioni dei ciclisti hanno invocato nella lettera inviata al Capo dello Stato. Come Mit, oltre a valutare una eventuale riforma del codice della strada su cui stanno ragionando i tecnici (l’obiettivo è tutelare gli utenti più a rischio, proprio come i ciclisti), è già partita una campagna di sensibilizzazione sui social che sarà intensificata nel periodo natalizio. È un’iniziativa che ho ereditato: ne faremo altre”.
Per Salvini “è fondamentale una ricognizione sulla qualità delle infrastrutture, a partire dalle strade, perché anche la buca più banale può rivelarsi una trappola mortale soprattutto per chi si muove su due ruote. Il mio obiettivo è liberare energie e risorse, per evitare che gli interventi (perfino quelli più semplici) siano soffocati dalla burocrazia. Più buonsenso, meno lentezze. Il richiamo alla ragionevolezza vale per tutti, anche per evitare l’eccessiva avventatezza nella realizzazione di piste ciclabili inadeguate, che sono tutto tranne che sicure: ci sono casi di percorsi ricavati solo con qualche pennellata sull’asfalto, in mezzo a strade trafficate, per poter dire “c’è la corsia dedicata alle bici” senza che ci sia reale tutela per le due ruote”.