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Portogallo agli ottavi nel segno di Bruno Fernandes. Uruguay, da dentro o fuori col Ghana

Bruno Fernandes
Bruno Fernandes, Portogallo - Foto LiveMedia/Nigel Keene/DPPI

Il Portogallo è agli ottavi, con una giornata di anticipo e mostrando ancora una volta tanto potenziale. Una squadra che va a ondate, alla quale sembra bastare davvero poco per segnare. Un labile confine tra gestione e cinismo, un blocco ormai granitico costruito nella lunga gestione di Santos che adesso vuole raccogliere i frutti. E poi, Cristiano Ronaldo che incide, segna anche se non gli viene riconosciuta la paternità, ritrova la serenità una volta varcata la porta della nazionale. Ed è il suo ormai ex compagno al Manchester United, Bruno Fernandes, a segnare invece i gol che valgono la qualificazione. E’ la serata perfetta quella con l’Uruguay, doveva essere una partita-trappola, uno scontro per la leadership del girone, si trasforma invece in un match che ingigantisce il morale dei lusitani, che ora sanno di potersela giocare ad armi pari contro chiunque.

Quanta solidità difensiva, quanta capacità di pescare il jolly al momento giusto. Non è un Portogallo brillante, è un Portogallo vincente. E soprattutto, è una squadra che potrà di fatto schierare qualche seconda linea in più del previsto contro la Corea del Sud, per poi aspettare una tra Svizzera, Serbia o Camerun. E pazienza se CR7 deve infuriarsi per il gol che gli viene tolto (l’avrà toccata o no con il ciuffo impomatato?), e pazienza se per molti quel rigore per il 2-0 non sta né in cielo né in terra. Dritti per la loro strada.

La strada dell’Uruguay potrebbe essere quella di ritorno verso Montevideo, perché i ragazzi di Alonso restano ancora a secco. Dopo lo 0-0 all’esordio, c’è il pesante 2-0 subito stasera: il Ghana è davanti, la Corea del Sud pure per la differenza reti. Servirà battere dunque gli africani in uno scontro diretto delicatissimo dell’ultima giornata e sperare che lo stesso Portogallo non sia in vena di regali agli asiatici, o sarà un grosso fallimento per una delle nazionali più rappresentative e iconiche dei Mondiali. Il cui duo davanti, l’espertissimo Cavani e il giovane Nunez non funziona, con Suarez anche lui sul tramonto della carriera come panchinaro di lusso. E Llorente e Bentancur (che errore il suo sullo 0-0, ma dopo un capolavoro personale) predicano nel deserto. Ai Mondiali per il rotto della cuffia dai gironi sudamericani costati anche l’esonero del maestro Tabarez, ora serve la svolta o tanta fatica risulterà sprecata.

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