L’Inghilterra non ha mai battuto gli Stati Uniti al Mondiale. Nel 2010 non bastò Gerrard per evitare l’1-1. Nel 1950 invece accadde l’impossibile. La nazionale inglese, rientrata nella Fifa dopo anni di dissidi, perse clamorosamente contro la selezione statunitense formata a quel tempo da calciatori dilettanti. Mugnai, insegnanti, lavapiatti, autisti, studenti inflissero un 1-0 che costò agli inglesi l’eliminazione ai gironi della rassegna iridata. “Non avremmo mai immaginato nei nostri sogni più sfrenati che qualcosa di simile fosse possibile“, disse Harry Keough che di mestiere faceva il postino. Studiava alla Columbia University invece Joe Gaetjens, autore del gol vittoria. Di lui si sa che suo padre era nativo di Haiti e che suo nonno era un emissario di Federico III di Prussia, ma non si conosce la data di morte. Secondo un suo compagno di cella, la pallottola che gli spezzò la vita in un carcere di Fort Dimanche, dopo essere stato accusato di essere un oppositore di Duvalier, fu sparata il 10 luglio del 1964. A quel punto il ricordo del Miracolo di Belo Horizonte – così fu chiamata l’impresa americana – era ancora vivida nella memoria collettiva. Lo è ancora oggi, quando di anni ne sono passati 72. Bahr rivelò che nel 1950 sarebbero “stati felici di uscire dal campo con una sconfitta per 2-0, 3-0 o 4-0”, ha detto.
Oggi gli Stati Uniti hanno un volto diverso e possono sperare di fare risultato senza bisogno di imprese. Pulisic, Reyna, Dest, McKennie giocano regolarmente in Champions League. Timothy Weah, Josh Sargent, Brenden Aaronson, Yunus Musah sono punti fermi nei top 5 campionati. All’epoca, nel 1950, il calcio non era popolare negli Usa, tant’è che un solo giornalista di St Louis, in vacanza in Brasile, seguì per caso la partita dagli spalti. Oggi invece gli analisti ritengono che il calcio abbia superato l’hockey su ghiaccio per popolarità tra gli americani e che il Mondiale a Los Angeles nel 2026 permetterà al Soccer quantomeno di ridurre il gap con baseball, basket e football. Soccer, football. Anche le divergenze linguistiche alimentano una rivalità giunta ora al terzo capitolo e che per anni gli americani hanno completamente ignorato. Nel 2019 il Guardian titolò: “La cosa più triste della rivalità Inghilterra-USA? Per la maggior parte degli americani non esiste“. Le cose stanno cambiando rapidamente. Ma l’Inghilterra non può permettersi un terzo passo falso mondiale contro gli Stati Uniti. A quel punto verrebbe proprio voglia di iniziare a chiamarlo soccer.