Per qualche minuto, persino la Francia che in attacco può schierare due quartetti tutti e due potenzialmente capaci di vincere i Mondiali, e che al netto degli assenti pesanti resta una corazzata, c’ha fatto pensare che anche loro potevano cadere nel trappolone della maledizione dei detentori, che dura ormai dal 2002 e che vuole l’eliminazione ai gironi dei campioni in carica. Brasile, Italia (che poi ha deciso direttamente di non partecipare più, che dolore), Spagna, Germania.
Qualcosa ci dice però che i bleus abbiano tranquillamente dimostrato contro l’Australia di poter scacciare via e interrompere questo anatema e proporsi serenamente per la fase a eliminazione diretta e per essere anche la nazionale in grado di vincere per due volte di fila il Mondiale, cosa che non riesce dal Brasile 1958-1962, e prima ancora ci riuscì solo l’Italia. Non c’è due senza tre, ma nelle ultime edizioni c’è stato un rimescolamento importante di carte, generazioni emerse e poi sparite nel giro di un quadriennio.
Non la Francia, lo dimostra la sfida contro l’Australia. Deschamps conferma di avere un gran gruppo e di poter pescare anche da bacini inesplorati in Russia. Gli aussie lo sanno bene, perché dopo essere passati in vantaggio, forse troppo, troppo presto per poter imitare l’Arabia Saudita, si scatena un certo Adrien Rabiot, che Allegri alla Juventus ha reso un quasi top player, che quattro anni fa ai Mondiali non ci andò e si beccò pure il “ban” dalla nazionale per il rifiuto di fare da riserva in casa, che ora è il protagonista assoluto della mediana e della partita d’esordio. Gol del pari, assist, strappi, è ovunque.
Ed è il primo gol di un giocatore della Serie A in Qatar. Ma non l’unico, perché poi c’è spazio anche per Giroud, che dopo non aver segnato nemmeno un gol nella precedente edizione, seppur giocando benissimo, stavolta si sblocca e segna una doppietta. Completa l’opera il solito Mbappé, semplicemente devastante, e il poker è servito. Les jeux sont faits, e la Francia è già stellare, con un pizzico di paura, la stessa che però al triplice fischio fa alle altre rivali per alzare la coppa.