A un passo dal pallone d’oro che solo il Covid-19 gli ha tolto, a secco nei Mondiali. Robert Lewandowski scrive un altro capitolo in negativo nella sua storia complicata con la coppa del mondo, e dire che questa volta c’è andato vicinissimo a sbloccarsi, e tradisce la sua Polonia, cestinando la grande chance di trovare una vittoria fondamentale in apertura di un girone che assume già degli strani risvolti. L’Arabia Saudita al comando, l’Argentina ultima, in mezzo oltre ai polacchi c’è il Messico tenuto in vita dall’immortale Ochoa, l’eroe della Tricolor che non ne vuole sapere di appendere i guantoni al chiodo, anche perché con quelli ci para i rigori ai Mondiali numero cinque di un’immensa carriera.
Il bomber del Barcellona, esperienza e personalità da vendere, si presenta con lo sguardo da cerbiatto sul dischetto e calcia male, il leggendario portiere messicano azzecca l’angolo e con la solita elasticità direttamente proporzionale a quanti capelli ha in testa, para e ricaccia in gola l’urlo di gioia dei polacchi. E’ di fatto il momento decisivo della partita, che fino ad allora aveva vissuto sul sottile filo dell’equilibrio e che nel finale vede i centramericani andare più vicini al gol. Finisce 0-0 e il Tata Martino sa che è un buon punto solo se non perde con l’Argentina sabato. Proprio la Seleccion, rimurgina sull’utilita di questo secondo zero a zero di giornata: si complica l’operazione rimonta o è un grande assist? Un po’ e un po’, ma resta obbligatorio battere un Messico che, se ha una pecca, è quella di essere un po’ spuntato lì davanti. Il paradosso per la Polonia un po’ ingrigita, invece, che ha più di una punta fenomenale, ma non segnano o non vengono schierati.