Prima il Galles. Poi il golf. All’ultimo posto il Madrid. Una frase, una polemica, un nome. Gareth Bale di tifosi del Real con quello striscione ne fece arrabbiare tanti. Un’ordine di priorità che ha condizionato gli ultimi anni di carriera. Ai margini dei blancos, quasi un oggetto estraneo sotto il peso di quei 100 milioni spesi per lui. Poi il ritorno al Tottenham, senza alzare titoli. Infine l’approdo in Mls, negli Stati Uniti, dove è tornato a fare quel che gli è riuscito meglio in carriera: vincere trofei, meglio se con gol in finale. Gareth entra nel finale e segna al 129’ il sigillo del 3-3 nell’ultimo atto della MLS contro il Philadelphia Union, aprendo la porte alla vittoria ai rigori di Chiellini e compagni. Ma ricordiamo: Galles e golf. Poi il club, forse. Ed ecco che dopo aver alzato il trofeo, Bale pensa già al Qatar: “Non sono al 100%”, ammette. Il suo Galles è nel girone con l’Inghilterra, Iran e Stati Uniti. Proprio con gli USA è in programma l’esordio più atteso. Bale potrebbe essere gestito, ma la sua presenza in campo è fondamentale per una nazionale che ha tanta fisicità ma poco talento.
D’altronde i numeri sono eloquenti. Dalla vittoria per 1-0 sull’Ucraina nello spareggio iridato, la nazionale di Page non ha più vinto. In Nations League Olanda, Belgio e Polonia l’hanno ridimensionata, chiudendo definitivamente in un angolo i ricordi di Euro 2016, quando il Galles sembrava poter fare capolino tra le grandi potenze. L’accesso al Mondiale però è già un grande traguardo. Robert Page sarà il primo allenatore a guidare il Galles in una Coppa del Mondo dai tempi di Jimmy Murphy nel 1958. Anche all’epoca la guerra era sullo sfondo. A giugno il Galles ha battuto la nazionale di un’Ucraina sconvolta dall’invasione russa, costretta a girare il mondo per preparare una partita. Nel 1958 i Dragoni ottennero la chance mondiale col sorteggio. Nessuno voleva sfidare Israele nel bel mezzo della Crisi di Suez. Sudan ed Egitto si rifiutarono, la nazionale israeliana si ritrovò qualificata senza aver neanche giocato, così la Fifa ordinò uno spareggio contro una squadra estratta a sorte. L’urna disse Galles, il campo pure con un doppio 2-0 agli israeliani. Al Mondiale svedese mancò John Charles. L’unico rimpianto della sconfitta a testa alta contro il Brasile di Pelè fu proprio l’assenza del giocatore più rappresentativo. “Jimmy Murphy mi ha sempre detto: ‘Se Big John fosse stato in grado di giocare quella partita, saremmo andati avanti”, ricordò il capitano Dave Bowen. Anche per questo Page si prepara a gestire le energie e i muscoli di un Gareth Bale 33enne al suo ultimo Mondiale. Imparare dal passato per stupire ancora è l’imperativo di un Galles che vuole inseguire il sogno del 1958.