Formula 1

Strapotere Red Bull, ad Austin Verstappen fa 13. Ferrari, Leclerc fortunato ma la gestione gomme non va

Leclerc e Verstappen
Leclerc e Verstappen - Foto LiveMedia/Xavi Bonilla / Dppi/DPPI

E’ stata una bella gara quella di Austin, con tanto spettacolo su una pista costruita proprio per questo, mettendo insieme il meglio degli altri circuiti in pieno stile americano. Nel Gran Premio degli Stati Uniti il solito protagonista è Max Verstappen, che da campione del mondo per la seconda volta continua a lasciare le briciole agli altri. Perfetto alla partenza nel bruciare Sainz, poi fa gara solitaria fino a quando non viene tradito da una safety car prima, che gli fa smarrire tutto il vantaggio, quindi da un pit stop lentissimo che lo costringe ad accodarsi non solo a Hamilton, ma anche a Leclerc.

Il fuoriclasse olandese, però, guida una Red Bull straordinaria, tanto che con tre gare di anticipo vince anche il titolo costruttori nove anni dopo l’ultimo, e dopo aver passato il monegasco, innesca un duello rusticano anche con il britannico, con tanto di ruota a ruota che sa di 2021 e il sorpasso come ennesimo smacco al sette volte iridato. Max va e non lo prende più nessuno, il solito dominio condito anche da un team radio molto polemico dopo il tempo perso suo malgrado ai box.

Una piccola caduta di stile, ma si sa di che pasta è fatto il classe 1997: prendere o lasciare, e gli austriaci hanno decisamente voglia di prendere e tenere. E così, Verstappen fa 13, non è totocalcio ma record di gare vinte in una sola stagione eguagliato. Può entrare ulteriormente nella leggenda, ha tre gare a disposizione e basterà almeno una vittoria. Come pensare non possa riuscirci?

Leclerc insoddisfatto

Alle spalle di Hamilton, troviamo Charles Leclerc. Ecco, la sua gara è di difficile lettura, perché se da una parte rimonta dal dodicesimo al terzo posto, dall’altra la sua mimica facciale tradisce un’insoddisfazione malcelata per quello che poteva essere e non è stato. Già: il monegasco era stato doppiamente fortunato, visto che prima aveva potuto sfruttare un pit stop “gratis” con safety car che gli aveva consentito di balzare al quarto posto e incollato a chi lo precede, poi per la sosta lenta di Verstappen gli era anche finito davanti.

Peccato che la stessa sosta di Charles è stata lenta e che soprattutto la gestione gomme della Ferrari sia da troppe gare assai deficitaria. E così, viene sverniciato da Max, e una possibile vittoria – anche se era molto difficile, visto che il passo, buono nel primo stint, è drammaticamente crollato da lì in avanti – si è trasformata in un podio agrodolce.

Penalità discutibili

E’ un disastro, invece, il momento di Carlos Sainz. Detto dell’ennesima pole non trasformata in vittoria dalla Ferrari, lo spagnolo parte male venendo bruciato al via, poi però è criminale il tamponamento di Russell nei suoi confronti: vettura rotta e ritiro dopo il primo giro, stavolta non per colpa sua dopo lo stop sempre al primo giro in Giappone, mentre per l’inglese in Mercedes solo cinque secondi di penalità.

Gli steward sbagliano anche con Gasly, che per quel che a Perez era costato una reprimenda, viene subito penalizzato di cinque secondi. E poi, ci sono le penalità caotiche a Stroll per un incidente fortuito per quanto pericoloso, e allo stesso Alonso (ben trenta secondi, perde la top-10) per lo specchietto rotto e non sostituito da Alpine, che si lamenta anche per il ricorso di Haas arrivato a loro dire fuori tempo massimo. Insomma, è la solita F1: spettacolo, caos, polemiche. In salsa americana, e ora si va subito in Messico.

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