Mondiali Qatar 2022

Mondiali, il Guardian denuncia: lavoratori schiavi per custodire gli impianti di Qatar 2022

Il Guardian denuncia le condizioni degli operai migranti in Qatar per lavorare in vista dei Mondiali di calcio di Qatar 2022. Lo stadio Al Bayt di Al Khor in mezzo al deserto ha 60000 posti e dalla forma ricorda una tenda nomade. Intorno all’impianto c’è una pista d’atletica e un parco lussureggiante con fontane, ruscelli e un laghetto per le anatre.

Gli uomini lavorano ogni giorno per mantenere questo paradiso nel deserto, sotto temperature altissime e un’umidità ai limiti dell’insostenibilità, annaffiando i terreno, tagliando l’erba e strappando le erbacce a mano. Gli operai, alla fine di ogni turno, vengono portati in una fattoria di proprietà del datore di lavoro, a 40 minuti d’auto dallo stadio. Dentro alla fattoria ci sono piccolissime cabine nelle quali in tre o in quattro dormono in un letto singolo, altri cinque o sei in cuccette in luoghi angusti e senza finestre.

Il reporter del Guardian ha descritto la terribile situazione nella quale gli operai che hanno costruito gli impianti hanno versato in questi anni: “Nessuna privacy, bottiglie d’acqua, utensili da cucina e oggetti personali stipati sotto i letti. I panni sono stesi a delle corde tese sui muri. Il campo è squallido“.

La Fifa aveva promesso che questi Mondiali erano l’occasione per trasformare le condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori a basso salario, in Qatar e in tutta la regione, ma questi propositi non si sono realizzati. I lavoratori impiegati dalla SAIC (Sulaiteen Agricultural and Industrial Complex) provengono da Bangladesh, Nepal e India ed affermano come siano stati costretti a pagare compensi illegali ad agenti nei loro Paesi per assicurarsi il lavoro. Il compenso nella maggior parte dei casi ammonta a circa 1000 rial, circa 200 euro, compresi vitto e alloggio. Il salario è il minimo legale in Qatar. I lavoratori denunciano di non riuscire a coprire le spese e inviare denaro alle loro famiglie.

Nel 2020 il Qatar aveva annunciato una nuova legge che doveva rimuovere il sistema abusivo della kafala – in base al quale i lavoratori non possono cambiare lavoro – ma i lavoratori affermano che la SAIC si rifiuta di lasciarli partire: “Puoi cambiare solo se torni a casa, annulli il visto e lo richiedi di nuovo”.

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