“In 10 anni di panchina ho scalato una montagna e durante la scalata hanno provato a buttarmi giù. Non ci sono riusciti“. Antonio Conte si racconta così in un’intervista esclusiva a ‘La Repubblica’. L’ex commissario tecnico della Nazionale Italiana e della Juventus è riuscito nell’impresa di trionfare in Premier League al primo anno alla guida del Chelsea. Facendo tornare i ‘Blues’ alla vittoria del campionato inglese, Conte è diventato un idolo per i tifosi: “La passione mi muove in tutto. L’esultanza sfrenata è spontanea. Quando abbraccio i giocatori e quando mi tuffo tra i tifosi, vicino alla panchina. Quello inglese era un calcio che avrei voluto vivere – spiega Conte – Invidiavo gli stadi pieni e l’atmosfera. Ora che l’ho potuta respirare, mi sento più completo. Ma non c’è meno pressione: in un grande club devi vincere sempre“.
“King Antonio”, così rinominato in Inghilterra, però ammette che il Chelsea era già una grande squadra ancor prima del suo arrivo: “Questo è già un grande club, ha alzato una Coppa Campioni e poi è uscito al primo turno, ha vinto una Premier e poi è arrivato decimo. Deve trovare stabilità al top ed il mio obiettivo è quello di mettere le basi per continuare a vincere“.
Nel suo percorso sono arrivate due pesanti sconfitte, nel mese di settembre, contro Liverpool e Arsenal che potevano compromettere il cammino dei ‘Blues’: “La squadra andava in campo e io non sapevo che cosa sarebbe successo: la sensazione peggiore. La sconfitta per me dura due giorni, la vittoria un’ora. Ho pensato: se devo morire, muoio con la mia idea. Il lavoro meticoloso, le mie convinzioni. Stavo dando tutto e non mi sentivo in discussione. La squadra mi ha rispettato, per me parlava il passato, anche da calciatore“.
Tra Inghilterra e Italia, ecco le differenze riscontrate dall’ex tecnico bianconero: “La cultura sportiva in primis. Ho visto il Middlesbrough retrocedere tra gli applausi del suo pubblico. Ti applaudono gli avversari, i fan si mescolano. E squalificheranno i simulatori: chi si tuffa non sarà mai un idolo. Italia? Ne sono innamorato. La sento nel cuore in ogni cosa che faccio, anche se, per fare venire mio padre, ho dovuto vincere la Premier: la sua promessa era che sarebbe venuto a Londra con mia madre“.