Dopo la conquista dell’argento nel fioretto femminile ai Mondiali del Cairo, l’azzurra Arianna Errigo ha così commentato la sua prestazione. Ecco le sue parole: “Non sapevo di aver raggiunto a quota nove Mangiarotti, sapevo di essere arrivata a questo numero, sono sei medaglie mondiali consecutive, è stato bello perché il Mondiale dopo l’Olimpiade è la gara più bella e importante e penso che arrivare a medaglia non sempre sia scontato. Ho fatto una bella scherma fino in semifinale, poi si è inceppato qualcosa e mi sono ritrovata 14-13 sotto e quello è stato un momento difficile, ma sono felicissima di aver portato a casa il match. Mi dispiace per la finale, la Thibus è stata molto brava, mi sono sentita leggermente sotto tono, non mi sono andati giù degli errori arbitrali e alla fine porto a casa un argento. Io sono molto complicata, difficile, lui l’ha presa come una sfida perché non è facile ed è una sfida per tutti. Dopo tanti anni sembra tutto scontato ma non lo è, ci sono difficoltà, non sempre l’ambiente attorno a te non è favorevole, in questi anni sono successe tante cose e la cosa bella è che sono sempre su questo podio e la cosa mi rende orgogliosa. Stefano mi sta aiutando in questo percorso, l’obiettivo non era questo Mondiale anche perché ho iniziato la stagione molto tardi, l’obiettivo è Parigi e stiamo cercando di sistemare tuti i tasselli e fino ad oggi penso che stiamo facendo un buon lavoro e sono felice di lavorare con lui”.
A conclusione Errigo ha poi parlato della questione sciabola, cioè sulla sua idea di provare a tirare nelle due armi, che ha caratterizzato lo scorso quadriennio senza trovare una soluzione. “In quei tre anni ero sempre sul podio mondiale, forse avrei potuto provare a vincere qualche medaglia nella sciabola e oggi avrei potuto superare Mangiarotti, invece non per scelte mie non è andata così. Quella era l’idea di un quadriennio che, a conti fatti se avessi fatto entrambe le armi, sarebbe stato molto più stimolante e credo che per un atleta gli stimoli siano tutto e quando vengono a mancare manca tutto. Non aver potuto sfruttare la sciabola che in quel momento mi serviva è stato un gran peccato. Grazie a Stefano che dal primo giorno ha creduto in me, quindi è stata una bella rivincita soprattutto perché lui per me è l’allenatore più bravo al mondo e sentire la fiducia dal migliore è stato bello”.