“Vorrei che il professionismo nello sport femminile non fosse solo uno slogan. Le donne hanno dimostrato spesso, nello sport e anche nel calcio, di poter vincere come e più degli uomini. Sono contenta che le calciatrici siano diventate professioniste e credo che entro fine anno un’altra federazione seguirà l’esempio della Federcalcio“. Valentina Vezzali, in un’intervista a La Repubblica, esprime la sua soddisfazione per il cambiamento epocale che ha contribuito a portare, anche se “la presenza femminile è ancora molto limitata nei ruoli dirigenziali. Alle riunioni con le federazioni molto spesso sono l’unica donna“.
“Nella pratica dobbiamo coinvolgere più persone. Siamo al quintultimo posto in Europa per praticanti sportivi. Serve buttare giù gli italiani dal divano – ha detto la sottosegretaria allo sport, sottolineando l’obiettivo principale della riforma del lavoro sportivo -. Un cambiamento epocale che finalmente riconosce a chi lavora nello sport dignità dal punto di vista previdenziale e assicurativo. Sarà in vigore dal 1 gennaio 2023 ma prima dovrà passare per le Commissioni parlamentari e le Regioni“. “Una istruttrice o un’atleta potrà andare in maternità senza essere lasciata sola – spiega l’ex schermitrice -. Un anno fa si era verificato il caso della pallavolista Lara Lugli, che rischiava la rescissione solo per essere rimasta incinta. E potremo tenere sul territorio nazionale le competenze per far crescere i nostri talenti: ora chi lavora nello sport potrà farlo a tempo pieno”.
I COSTI DELLA RIFORMA
“È una riforma che coinvolgerà circa 750 mila lavoratori e 60 mila datori di lavoro” spiega Vezzali, assicurando che i costi per le associazioni sportive dilettantistiche saranno limitati: “La riforma, come formulata inizialmente, avrebbe portato molte società sportive a chiudere, ora invece l’impatto è contenuto: per 5 anni la norma prevede la riduzione del 50% dell’imponibile, estesa anche a figure come i dirigenti. Per quanto riguarda la spesa pubblica invece l’impatto è coperto da un fondo apposito. In più lo Stato introita i contributi previdenziali e diminuiranno i soggetti che graveranno sulla pensione sociale“.
IL CALCIO
Per quanto riguarda il calcio, Vezzali spiega: “Come altri settori ha sofferto tanto. Siamo intervenuti con molti provvedimenti, dalla sospensione dei termini dei versamenti fiscali e previdenziali alla riforma della legge Melandri per i diritti tv all’estero. Al calcio chiedo un piano industriale: voglio individuare misure mirate, ma niente ristori a pioggia: il sistema era compromesso prima del 2020, stare fuori dai Mondiali non è una novità“. La leggenda della scherma mondiale ha parlato anche degli stadi di serie A, i cui progetti non sembrano decollare nonostante gli investimenti delle proprietà straniere: “Ne ho parlato col presidente della Lega Serie A Casini. Istituirò a breve una cabina di regia anche con le leghe del calcio per intervenire sul tema stadi: a bloccare la costruzione di nuovi impianti non sono i soldi ma la burocrazia“. “Poi, se l’Italia dovesse ospitare gli Europei del 2032 potrebbe essere un’opportunità per rilanciarne la realizzazione” ha sottolineato Vezzali.