A Stoccarda la consapevolezza di essere tornato, la finale al Queen’s la certezza di averlo fatto ad altissimi livelli. Se al Boss Open, infatti, qualcuno ha sollevato dubbi in merito agli avversari incontrati, le ultime prestazioni londinesi li hanno spazzati via tutti: Matteo Berrettini è rientrato per essere subito protagonista e a Wimbledon, a prescindere dal risultato odierno contro il serbo Filip Krajinovic, sarà uno dei grandi favoriti. Decima finale in carriera, nona vittoria su nove al Queen’s Club, ottava vittoria su otto dopo l’operazione alla mano destra, diciannovesima vittoria negli ultimi venti match disputati su erba.
Numeri che rendono increduli chi li legge se si pensa alla sua assenza forzata dal circuito di quasi tre mesi. Quello che sta compiendo l’azzurro è tutto fuorchè normale. Le ultime due settimane sono state un capolavoro di lucidità tattica e capacità di stare in campo, anche (e soprattutto) nei momenti d’avversità. Con una condizione fisica inevitabilmente non al top, infatti, occorreva ritrovare immediatamente le proprie certezze: servizio e dritto su tutte. A dargli una mano ci ha pensato l’erba, una superficie a cui qualche anno fa si approcciava con timore reverenziale e che invece oggi lo sta incoronando come uno dei suoi massimi esponenti.
Ma passiamo un attimo all’avversario che Berrettini troverà dall’altra parte della rete in finale. Contro ogni pronostico, infatti, non ci sarà il croato Cilic, campione per ben due volte al Queen’s. L’ex vincitore degli US Open si è visto sbarrare la strada da Krajinovic. Quest’ultimo è giunto alla sua quinta finale sul tour (deve ancora vincerne una). L’italiano è avanti 2-0 negli scontri diretti, entrambi andati in scena sulla terra rossa. Tre anni fa si incrociarono proprio in una finale, quella vinta da Matteo in due set a Budapest.
Il numero quarantotto del mondo non è propriamente un erbivoro a differenza di Berrettini. A Londra però si sta riscoprendo tale. Basti pensare che prima di questa settimana aveva portato a casa solamente otto partite su questa superficie. Il trentenne serbo non sarà un campione di continuità ma, quando arriva in fondo, bisogna sempre trattarlo con rispetto. Il suo gioco non possiede particolari difetti. E’ il classico tennista che sa fare un po’ ogni cosa. Mai come in questi giorni, Krajinovic si sta rivelando un giocatore a tutto campo grazie all’utilizzo del serve & volley e della smorzata.
Per Berrettini saranno ovviamente imprescindibili i colpi d’inizio gioco per portare immediatamente l’inerzia dello scambio dalla propria parte. Il romano, a differenza di Stoccarda, sta riuscendo a trovare punti con soluzioni più variegate, compreso un passante di rovescio ad una mano ‘gasquettiano’ che ormai è diventato un vero e proprio marchio distintivo. Potenza, talento, tocco ma soprattutto quella testa che, mai come negli ultimi quattordici giorni, gli ha permesso di oltrepassare qualsiasi scoglio.
Le sette palle break salvate contro Evans all’esordio, la maratona contro l’americano Kudla, la capacità di metabolizzare il break subito nel nono gioco del primo set contro l’olandese Van De Zandschulp, i sorrisi durante le sospensioni per pioggia, sono tutti chiarissimi segnali di una serenità interiore mai abbandonata anche nei momenti bui. A volte, quando lo vedi servire in quel modo, sembra quasi dare la sensazione di non poter perdere. Quest’oggi la posta in palio è alta. Berrettini, infatti, andrà a caccia del secondo titolo consecutivo, quello che rappresenterebbe il suo settimo in carriera e quarto su erba. Una cosa è certa comunque vada: si sono visti sicuramente rientri peggiori da un infortunio.