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Pazza Inter, rinasce a un passo dal lasciare la corsa scudetto. Empoli bello a metà

Simone Inzaghi
Simone Inzaghi - Foto Antonio Fraioli

E’ pazza Inter, ma per davvero. In quarantacinque minuti prima fuori dalla lotta scudetto, poi persino in vetta in attesa del Milan. Un campionato morto e sepolto e poi tenuto in vita dai nerazzurri, che col 4-2 tumultuoso contro l’Empoli probabilmente ottiene un doppio effetto psicologico che con una vittoria liscia e mai in discussione non avrebbe mai ottenuto. La sensazione di saper reagire alle più gravi difficoltà, ribaltando uno 0-2 clamoroso con rabbia e pazienza, e sfruttando la carica di San Siro che ha aiutato là dove a Bologna era mancato il supporto del tifo, e soprattutto l’aver infuso nel Milan sentimenti contrastanti: quello di aver fatto sembrare chiusa la lotta scudetto, quindi riaperta e anzi con un’inerzia che potrebbe lievemente spostarsi. Il Milan ha forse pregustato la grandissima occasione di allungare, e per un terzo di partita probabilmente non c’era nessun’altra chiave di lettura possibile. Un Empoli praticamente perfetto, ermetico dietro, profondo davanti e con un’alternanza di gioco corto e lanci lunghi frutto di quel calcio vagamente retrò ma portato avanti con convinzione da un Andreazzoli che, come ulteriore spinta per non fare da sparring partner, ha quel ricordo della retrocessione di qualche anno fa per mano dell’Inter.

Sull’uno-due terribile di Pinamonti, che non esulta, e Asslani, sembra crollare il mondo addosso al popolo nerazzurro. E la reazione è assai confusa, quasi da squadra prossima alla resa. Ma c’è, al solito, un episodio a cambiare le sorti della partita e, chissà, dell’intero campionato. Un autogol sfortunato di Romagnoli all’ennesimo forcing la riapre, Lautaro la pareggia. E deve ancora arrivare l’intervallo. Poi, nel secondo tempo, è rabbiosa la squadra di Inzaghi, Lautaro segna ancora e Sanchez la chiude nel recupero. I toscani scompaiono dal campo, belli a metà e strenui nel non cambiare interpretazione quando qualsiasi altra sullo 0-2 avrebbe difeso arroccata.

Alla fine, tra la spensieratezza e la consapevolezza che o si vince, o è finita, è quest’ultima a prevalere. E ora, all’Inter, serve una fatal Verona per dare un senso meraviglioso a questa serata per cuori forti.

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