Lise Klaveness, presidente della Federcalcio norvegese, ha fatto un discorso forte nel corso del Congresso della Fifa a Doha, Qatar. Le sue parole hanno suscitato svariate reazioni nell’intero mondo del calcio.
La Federazione norvegese è un ente che per primo ha ha realizzato la parità di premi e gettoni di presenza per le sue Nazionali maschili e femminili. La Norvegia infatti, in occasione di alcune partite, partite è scesa in campo indossando, sopra la maglia da gioco, una t shirt per ricordare il problema dei diritti umani e dei lavoratori violati in Qatar.
Di seguito, le sue parole: “Nel 2010 la Fifa ha deciso di assegnare questa Coppa del Mondo in un modo inaccettabile, e con conseguenze altrettanto inaccettabili. I diritti umani e la democrazia non stavano nella formazione titolare, e non lo sono nemmeno adesso, svariati anni dopo. Questi diritti basilari sono stati lasciati in panchina. La Fifa si occupata molto a posteriori di tali questioni, ma qui c’è ancora un lungo cammino da fare. Pensiamo agli immigrati e ai lavoratori morti durante la costruzione negli stadi: non ci deve esser spazio per datori di lavoro che non garantiscano la libertà e la sicurezza di chi lavora per i Mondiali. E non ci deve essere spazio per dei leader che non permettono che ci sia il calcio femminile, o per ‘anfitrioni’ che non possano garantire legalmente la sicurezza e il rispetto per le persone Lgbt che vengono a questo teatro dei sogni”.
Stizzita, ma praticamente immediata, la replica alla norvegese di Hassan Al Thawadi, segretario generale del comitato organizzatore dei Mondiali. Ecco le sue parole: “Sono 12 anni che al mio Paese è stato assegnato questo Mondiale, e in questo periodo ci sono state profonde trasformazioni economiche, umani e culturali. Esprimo il mio disappunto nei confronti della signora presidente della federazione norvegese che nno ci ha mai fatto visita o ha tentato di parlare con noi. Eppure siamo sempre stati aperti al dialogo, e abbiamo accettato le critiche”.
Il presidente della Fifa Gianni Infantino, invece, si è limitato a dire che “sono stato eletto nel 2016, sei anni dopo che al Qatar era stato assegnato il torneo, e da quel momento qui hanno fatto un lavoro esemplare. Tutti i cambiamenti che sono avvenuti sui diritti umani e i diritti dei lavoratori non sarebbero avvenuti cosi’ velocemente se non ci fosse stata l’organizzazione del Mondiale. Manca la tradizione? E chi l’ha detto? Il pallone è di tutti ed e’ giusto andare ovunque”.