Calcio

Thuram: “Il razzismo è un problema culturale: la gente non ci crede ma è così”

Lilian Thuram, foto Di Matthieu Riegler, CC-by, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=24519118
Lilian Thuram, ex difensore della Juventus e della Nazionale francese, è stato protagonista della nuova puntata di ‘Linea Diletta’ in onda su DAZN. Queste le sue dichiarazioni principali: “L’odio nei confronti delle persone di colore è un cosa culturale. La gente si spaventa quando lo dico, ma è così: quando giocavo in Italia e alcuni tifosi facevano l’imitazione della scimmia, ho capito che trattare male i neri è una cosa culturale. Come trattare male le donne e gli omosessuali. Si tratta di un`abitudine che si radica dentro la tua mente ed è gravissima perché i pensieri razzisti diventano una trappola che “conforma” il tuo immaginario. Non solo chi è vittima di episodi di razzismo, ma soprattutto i suoi compagni di squadra. Dichiararsi neutrali, non schierarsi, è la più grande delle ipocrisie”. 
“Quando sono arrivato a Bois-Colombes, nella periferia di Parigi, avevo 9 anni. A scuola mi hanno dato dello “sporco negro” e pensarci è ancora uno shock per me. Quando abitavo in Guadalupa non era così: noi bambini giocavamo e basta, senza pensare al colore della pelle. È importante capire la storia che si cela dietro al razzismo e gli interessi di chi fa perpetuare questo meccanismo. Io non potrei fare né il politico né l’allenatore, perché la mia missione è quella di combattere il razzismo attraverso l’educazione, penso che sia qualcosa più importante del calcio, che comunque rende la società migliore e dà felicità alla gente. Quando vivi e ami il pallone, prima di essere nero, italiano o francese, ti rendi conto che sia in campo sia fuori, noi siamo esseri umani tutti uguali: facciamo parte della stessa squadra e dobbiamo difenderla”.

SportFace