Ancora tu. Ma non dovevamo vederci più. Fin troppo banale la citazione per una delle avversarie che la Roma avrebbe voluto comodamente dimenticare di questa prima stagione di Mourinho. L’urna di Nyon evidentemente sa giocare col destino e sa offrire l’opportunità di riscatto ai giallorossi che ai quarti di Conference League ritrovano la loro bestia nera. Se è vero che Abraham e compagni hanno segnato più di tutti nella fase a gironi, è ugualmente vero che la sconfitta più pesante è proprio quel 6-1 inflitto dai norvegesi. Quella partita determinò una svolta strategica nella stagione della Roma. Di fatto l’undici, con l’eccezione di El Shaarawy e Ibanez, fu epurato e non trovò più continuità dopo quella batosta. Diawara, Darboe, Carles Perez, Shomurodov. L’unico, tra i peggiori quella notte, che riuscì a riscattarsi fu Kumbulla, oggi titolare di una difesa a tre che ne esalta le caratteristiche di marcatore e ne riduce i limiti a campo aperto.
Quel campo che fu bravissimo a sfruttare Solbakken, uno che contende ad Abraham il titolo di capocannoniere. Una sfida nella sfida, mentre il mattatore di quella serata, Botheim, è passato al Krasnodar. Insomma, la Roma vuole la vendetta e di certo stavolta, di fronte agli spazzolini gialli (usanza dei tifosi di casa), Mourinho non schiererà le seconde linee. “Hanno più qualità di noi“, disse il portoghese. Forse non era vero, ma la rabbia era tanta. La stessa rabbia che ora va canalizzata sul campo per regalarsi una semifinale a suo modo storica. Il Bodo/Glimt tatticamente è rimasto lo stesso, con un 4-3-3 solido e tanto agonismo in mezzo al campo sulle seconde palle. Un piccolo vantaggio, solo sulla carta, può essere il calendario. L’Eliteserien norvegese inizia il 2 aprile, il Bodo è ancora in piena preparazione. Ma meglio non contarci troppo, resta la squadra delle sorprese.