Marco Serra, ieri sera, ha commesso un grave errore. Un errore che ha di fatto cambiato il risultato di Milan-Spezia. Il gol di Messias al 92′, con tutta probabilità, sarebbe stato quello decisivo. Pagherà per questo errore, l’Aia lo sospenderà probabilmente per più di un mese, com’è giusto che sia. E su questo il coro è unanime. Insultarlo, crocifiggerlo, invocare la fine della sua carriera invece è roba da circo, come quello che accade sui social quotidianamente. Dove chi scrive non sbaglia mai. Dove ogni tifoso è esente da errori. Tutti sbagliano sul proprio posto di lavoro, ci sono errori gravi – come quello di ieri sera – che ovviamente portano a conseguenze diverse. Serra si è subito scusato, ha capito un secondo dopo di averla combinata grossa. Probabilmente non ci dormirà per mesi e sarà marchiato per anni come ‘l’arbitro di quel famoso Milan-Spezia’. Un errore, non uguale, ma per certi versi simile a quello commesso da Orsato, a detta degli esperti uno dei migliori arbitri del mondo, in Juventus-Roma quando non concesse la regola del vantaggio sul gol di Abraham per assegnare il calcio di rigore poi parato da Szczesny.
In queste ore se ne sono lette e scritte di tutti i colori: da chi chiede la ripetizione della partita – ignorando il regolamento – a chi chiede a gran voce che quella di ieri sera sia l’ultima partita arbitrata da Serra in carriera. Estremismo intollerabile. C’è una squadra che ieri sera avrebbe potuto alzare un polverone mediatico in diretta tv, tramite i propri canali ufficiali, e invece non lo ha fatto. Parliamo del Milan. Stefano Pioli ha usato parole equilibrate, nessun dirigente è andato davanti ai microfoni a fare sceneggiate, che per certi versi potevano anche essere giustificate. I giocatori, Ibrahimovic in testa, hanno usato parole di conforto di fronte ad un uomo affranto, perché prima dell’arbitro viene l’uomo. Theo Hernandez, che di mestiere fa il giocatore, nel primo tempo ha sbagliato un calcio di rigore. Un errore grave. Come ne capitano sempre e in tutti i luoghi di lavoro. Sì alla critica, no al massacro e alla crocifissione: per il bene del calcio.