Qualificarsi per un posto nei tabelloni olimpici a Rio De Janeiro, nel 2016, è un obiettivo importante e primario per quasi tutti i tennisti di alto livello. Rappresentare il proprio paese, giocare per il proprio pubblico e per la bandierina cucita sulla maglia portano motivazione in più, che ti trasforma come persona e come tennista. Ed in Brasile, dove il patriottismo e l’orgoglio nazionale sono genetici, i Giochi Olimpici a casa propria sono un’occasione irripetibile per tutti i Verdeoro di sognare una medaglia.
Tra gli orgogliosi rappresentanti del Brasile tennistico ci sarà Teliana Pereira, numero 1 del suo paese e classe 1988, nata ad Aguas Belas, cittadina dell’entroterra desertico del Pernambuco. Si trova a cavallo della 50esima posizione del ranking e lo scorso anno ha interrotto un digiuno per il Brasile che durava dall’anno della sua nascita, dall’Open di Barcellona del 1988, quando Neige Dias conquistò l’ultimo titolo WTA Verdeoro della storia, ripetendo l’impresa di un anno prima. Nel 1987, in una storica finale tutta brasiliana, sconfisse Patricia Medrado e conquistò il WTA di Guaraja, in terra natia.
Il primo torneo della carriera di Teliana è invece arrivato in Colombia, sulla terra rossa della città di Bogotà, quando da ultima in tabellone con ranking 147, battendo tra le altre Schiavone, Svitolina e Shvedova, alzò le braccia al cielo per la prima volta. “Un sogno che è diventato realtà, per me e per la mia famiglia. Qualcosa che è ancora non ho realizzato e riesco a spiegare,” dirà lei. Anche la Pereira ha già conquistato il secondo titolo, ed anche lei in casa, a Florianopolis, nella settimana del suo compleanno. È ora al terzo posto della storia del Brasile per best ranking, dietro a Neige Dias ed all’inarrivabile Maria Esther Bueno, numero 1 del mondo, vincitrice di 19 Slam e di un Calendar Grand Slam nel 1960 nella specialità del doppio.
Una carriera di questo tipo è già di alto livello, ma diventa stellare una volta considerata la storia di Teliana, una bambina brasiliana nata nelle difficoltà e nei disagi di una terra che quasi nulla dona gratuitamente ai suoi abitanti. I suoi veri successi non sono i titoli WTA, ma l’essere riuscita a scampare alla povertà ed alla natura ostica. Una storia che vi raccontiamo tramite parti di un’intervista che la Pereira ha concesso a Marie-Claire, rivista brasiliana.
L’infanzia e la vita in campagna
“Vivevamo vicino alla città di Aguas Belas, a Barra da Tapera,” esordisce nel suo racconto. “La nostra piccola casa bianca si trovava in una strada sterrata. Io dormivo assieme a tutti i miei sette fratelli nella stessa stanza. Non c’era nemmeno il bagno, che si trovava in cortile. Avevo così paura ad andarci col buio.”
Le condizioni di vita sono sempre state molto dure, l’agricoltura era la fonte di reddito, e la siccità era una minaccia costante. “La fame non l’abbiamo mai davvero sofferta, ma solo perché tutti lavoravamo, non avevamo scelta dopotutto. Eppure ho perso la mia sorellina Valdeni, aveva solo sette mesi quando morì per disidratazione. Mia madre ci soffrì tantissimo, ma è una vera guerriera e l’ha superata. Le responsabilità già da piccoli erano tantissime, non siamo mai andati a fare shopping o al cinema, ci divertivamo a modo nostro. I miei fratelli più grandi ed i miei genitori lavoravano nei campi. Io, poiché piccola, restavo a casa a prendermi cura della mia sorellina, sei anni più piccola. Ricordo che correvamo a casa dei miei cugini e ci divertivamo con un cucchiaio e dello zucchero a fare il caramello. Inoltre a volte il sabato era un giorno davvero speciale: c’era una donna in bicicletta che vendeva chinequinho, un panino dolce. Per noi era una festa, potevamo mangiare qualcosa che non fosse riso e fagioli.”
L’occasione di Curitiba e l’incontro col tennis
La vita della famiglia Pereira, per fortuna, cominciò a migliorare con l’occasione di trasferirsi in città. “Grazie a mio padre, anche muratore, che aveva costruito una casa per noi in città, ci siamo trasferiti a Curitiba, quando avevo solo 8 anni. Furono tre giorni di viaggio in autobus. Tutto era diverso. Io finalmente potei cominciare ad andare a scuola. Ero bravissima in matematica ed ero tranquilla, una brava studentessa.
Fu poi il fato ad avvicinare i genitori al tennis, e Teliana ne venne presto conquistata. “I miei lavoravano in una scuola di tennis, si occupavano della manutenzione e della pulizia. Io ci lavoravo come raccattapalle ogni tanto, ci ho guadagnato anche qualche soldo per fortuna. Però non sapevo nulla di questo sport.” Tra un turno e l’altro, Teliana si divertita a tirare qualche dritto e qualche rovescio con le racchette prese in prestito e quei pochi colpi catturarono l’attenzione del proprietario della scuola: “Didier Rayon mi chiese se avessi voluto allenarmi anche io, ed ora eccomi qua; e pensare che volevo diventare un’insegnante di matematica! Didier è stato un secondo padre: ha aiutato la nostra famiglia, sapeva delle nostre difficoltà, andava a fare la spesa per noi. Mi ha permesso di viaggiare, mi ha insegnato inglese, francese e spagnolo. Devo ringraziare lui se sono quello che sono oggi.”
“Anche i soldi per partecipare ai tornei non c’erano,” prosegue nel racconto, parlando dei primi match internazionali, “ma Didier fortunatamente mi aiutava.” Fu l’inizio di una lunga serie di vittorie e di successi, soprattutto a livello nazionale, dove dominava nelle categorie di età superiori alla sua: “A 12 anni battevo quelle nella categoria under 18; immaginatemi magra e con gambe esili contro ragazzone forti. E comunque vincevo tanti titoli!” Se a livello nazionale dominava, i successi non tardarono ad arrivare anche a livello internazionale: “Vinsi a Cali, in Colombia, il mio primo trofeo e poi ricordo un torneo in Argentina, dove Gabriela Sabatini era lì a premiarmi e vinsi perfino $1.500. A 15 anni sono andata al Roland Garros; non sapevo nemmeno quanto importante fosse il torneo. Ma poi ho capito di lì a poco che il tennis sarebbe diventato la mia vita. Non penso di essere una giocatrice supertalentuosa e nemmeno di fare tutto alla perfezione, ma ci metto l’anima in campo ed estremo impegno negli allenamenti.”
La campionessa argentina degli anni novanta non fu l’unica grande giocatrice ad incrociata la piccola Teliana, che ricorda divertita e con voglia di ‘rivincita’ un incontro con Venus Williams: “Era la prima volta che vidi la neve, mi trovavo a Nizza e nell’albergo dove dormivamo c’era Venus. Le chiesi un autografo, ma lei non me lo fece. Ero così triste. Ora posso anche scherzarci, ma quando la incontrerò sul campo da tennis le ricorderò che ero io quella bambina a cui non concesse l’autografo. Non capisco cosa le costasse firmare quel foglietto.” Esce fuori lo spirito da guerriera della brasiliana, ereditato dalla madre ed innestato dalle tante difficoltà che ha combattuto; eppure, la 27enne non dimentica la sua fortuna, nonostante tutto. “Mia madre dice sempre che sono fortunata, che se fossi restata nel Pernambuco avrei già cinque figli attaccati alla sottana, avrei un marito da curare e di certo non avrei girato il mondo.”
Il professionismo, gli infortuni, i nuovi sacrifici
I disagi di un’infanzia di privazioni si trascinano in nuove difficoltà tennistiche. Quando velocemente stava scalando il ranking, tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009, un bruttissimo infortunio al ginocchio colpi la Pereira. “Ero a ridosso delle prime 200 al mondo. Durante un torneo in America, tentai di recuperare una palla lontana e sentii un fastidiosissimo dolore al ginocchio. Stupidamente continuai a giocare, non diedi retta al fisioterapista; il menisco era rotto. Dovetti tornare a casa addirittura con la sedia a rotelle.” La brasiliana perse la sua classifica, la fiducia in se stessa, molti soldi, e ripartì da zero. “Per me fu una tragedia, il peggior momento della mia vita sportiva. Gli sponsor mi abbandonarono, non avevo i soldi che mi servivano per me e per la mia famiglia e nemmeno per medici e trattamenti. Abbisognai di un’operazione chirurgica, ma poi tornai a giocare troppo presto, ebbi una ricaduta. Necessitai di una nuova operazione e non avevo i soldi per farlo, alloggiavo in un hotel orribile, non potevo camminare. Un disastro.”
Un altro incontro fu nuovamente decisivo per la vita e la carriera di Teliana. “Caddi in depressione, piangevo sempre. Ma presto incontrai il mio fidanzato, Alexander Zornig: mi aiutò, mi spinse a fare tutte le dovute terapie. Tornata in forma ero di nuovo senza soldi. Misi in vendita tutti i miei trofei e le mie racchette, organizzammo una lotteria, anche la famiglia del mio compagno poi mi aiutò.” Ed un’altra persona importante è il fratello Renato, suo allenatore e costante spalla e presenza in campo. Economicamente ora la situazione è tranquilla. “I soldi che ho guadagnato sono stati sempre investiti per andare ai tornei ed aiutare la mia famiglia,” tranne un’eccezione: “dopo aver vinto il WTA di Bogotà, mi sono concessa un eccesso: ho ingaggiato una steak-house, ho fatto un grande party a casa di Alexander. Me lo ero meritato, no?!”
Le difficoltà superate nella vita della Pereira possono giustificare in parte o spiegare le esternazioni colorite che la brasiliana mostra sul campo da gioco, in situazioni di tensione o per intimorire con la racchetta tra i denti l’avversaria dall’altra parte della rete. Come nell’ITF a Cagnes-sur-Mer del 2015, quando in un momento di frustrazione per un set perso finì per essere squalificata per una racchetta che volò tra gli spettatori. “Un movimento brusco e la racchetta scivolò di mano e colpì uno spettatore. Non era mia intenzione e solitamente evito queste scenate. La regola però dice se la racchetta colpisce qualcuno, il giocatore viene squalificato. La squalifica fu quindi giusta.”
Inoltre, riprendendo le battute relative a Venus Williams, non è una ragazza che le manda a dire e che non nasconde rapporti difficili con le sue colleghe. In scia al recente discorso della Muguruza, dice: “Preferisco seguire il tennis maschile, mi ispiro a loro, ai miei idoli Gustavo Kuerten, Rafael Nadal e Roger Federer. Le donne sono bipolari, un giorno ti danno il cinque e sono tue amiche, e poi l’indomani in gara si entra in campo per giocare bene e vincere e diventare una star, ed è una guerra. Il tennis è uno sport che rende egoisti e solitari, ma per fortuna che ho una grande famiglia vicina.”
Il suo tennis, il suo stile e le Olimpiadi
Il tennis della Pereira è sempre migliorato negli anni. La caratteristica principale sono l’estrema elasticità tattica e l’ecletticità del suo tennis. Non si riesce a farsi un’idea chiara di Teliana: da un match all’altro cambia totalmente stile. Gioca da assoluta difensivista, per trasformarsi repentinamente in giocatrice in spinta ed all’attacco; non è atipico vederla come tipica baseliner un giorno e giocatrice da numerose discese a rete quello dopo. È la sua ecletticità tecnica: sa fare un po’ tutto senza eccellere in nessun comparto, se si esclude la combattività.
“L’off-season è stata particolarmente positiva, facilmente la migliore mai avuta,” ha dichiarato recentemente ad un giornale brasiliano locale. “Mi sono allenata molto sul veloce, dove ho più lacune,” e dove si terrà l’Olimpiade, su cemento seppur lento, “per apportare qualche modifica decisiva al mio tennis. Gli allenamenti sono andati alla grande e fisicamente sto benissimo. Ho cominciato la stagione con tornei ostici per me, ma resto concentrata sui miei obiettivi: l’Olimpiade e la top30.”
I punti da difendere sono pochissimo fino ad aprile, la salita nel ranking è pronosticabile. “Non devo sprecare troppo tempo a pensare al mio ranking però. Se ci si focalizza troppo su quello il gioco non funziona. Deve essere una motivazione, ma esagerare non va bene. Preferisco pensare a cosa devo fare sul campo ed a giocare il mio miglior tennis. La conseguenza saranno i risultati che mi aspetto.”
E rispetto ai Giochi di Rio, in casa, le sue speranze sono anche di medaglia. In singolare è quasi impossibile, ma nel doppio, soprattutto misto, le speranze ci sono. “Ho giocato i Giochi Pan-Americani a Rio nel 2007, ed è stato emozionante. Ho avuto un assaggio di quello che sarà quest’estate. Il sogno di una medaglia è dolcissimo. Mi piacerebbe soprattutto giocare il doppio misto. Ci sono Marcelo Melo ed André Sá, che sono partner di lusso!”
Boa Sorte Teliana, che la fortuna prima o poi possa pagare il suo debito.