Serie A

Pellegrini: “La Roma è il mio punto d’arrivo. Con Mourinho creiamo una mentalità vincente”

Tammy Abraham, Lorenzo Pellegrini, Nicolò Zaniolo, Roma - Foto Antonio Fraioli
Tammy Abraham, Lorenzo Pellegrini, Nicolò Zaniolo - Foto Antonio Fraioli

“In questo momento stiamo lavorando parecchio per creare una mentalità vincente, perché mister Mourinho ci dice sempre che deve essere una delle nostre maggiori qualità”. Ecco le parole di Lorenzo Pellegrini, capitano della Roma, in una lettera scritta per “The Player Tribune”. “Ovviamente, questo cambiamento non può accadere in un minuto, ma sono sicuro che siamo sulla strada giusta e so di giocare una parte importante in questo processo. Paragone con Totti? Era il classico capitano che non aveva bisogno di parlare più di tanto, perché era il modo in cui giocava a parlare per lui. Non potrò mai paragonarmi a lui, ma mi piacerebbe provare a ripetere qualcosa di simile, cercando anche di spiegare a tutti cosa significhi la Roma. Ogni giorno dico ai miei compagni cosa significa giocare per la Roma. Questa non è una fabbrica di talenti, questo non è un trampolino per andare in una squadra più grande. Perché non esiste una squadra più grande. No. Questo é un punto d’arrivo. Roma è… Roma”. E ancora: “Quando avevo 16 anni hanno scoperto che nel mio cuore c’era qualcosa che non andava. Mi bastava salire una rampa di scale per aver subito il fiatone. Troppi battiti irregolari. Mi dissero che avrei dovuto smettere di giocare dai sei agli otto mesi e che dopo avremmo valutato. Quindi niente corsa, niente allenamenti, niente calcio. Niente Roma”. L’aritmia cardiaca fortunatamente è ora un lontano ricordo, ma quello per Pellegrini non fu un affatto periodo facile. “Sono sempre stato una persona ottimista, ma quel momento è stato davvero complicato. Non potevo fare niente, tranne una cosa: ascoltare il mio cuore. Ogni sera cercavo di capire la frequenza dei miei battiti irregolari. Mi sedevo sul letto aspettando il silenzio assoluto, poi chiudevo gli occhi e contavo i battiti. Sono diventato dottore di me stesso. Mi facevo un checkup ogni giorno. Poi d’un tratto mi sono accorto che erano spariti. Quindi al quarto giorno senza aritmia ho chiamato i miei. Volevo fare un altro controllo. Siamo andati dai dottori e hanno detto: ‘Stai bene’. La stessa diagnosi del Dr. Pellegrini”.

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