Biathlon

Biathlon, Wierer: “Così determinata perché ‘lottavo’ con i miei fratelli”

Dorothea Wierer - Foto Pentaphoto
Dorothea Wierer - Foto Pentaphoto

Dorothea Wierer ha regalato, e continua a farlo, molte soddisfazioni agli appassionati di sport invernali, portando il biathlon italiano ad un altro livello, anche di popolarità. Tre titoli mondiali, due coppe del mondo generali (prima italiana a vincerne una) e non solo in bacheca, una qualità al poligono che l’ha resa punto di riferimento per tutti gli atleti (anche uomini). Alle prestazioni e ai risultati si aggiungono poi carisma, occhi di ghiaccio e risata contagiosa ad attirare sempre più tifosi. “La fortuna? È importante averne un po’, ma i risultati si ottengono con il duro lavoro” sottolinea in una lunga intervista rilasciata a Il Corriere della Sera l’azzurra, ammettendo: “Mi alleno due volte al giorno, ci sono dei momenti che preferirei guardare la tv sul divano, sono pigra“.

Duro lavoro iniziato fin da adolescente: “A 14 anni sono andata via di casa, ho frequentato un collegio e la scuola sportiva. Se non avessi avuto intorno altri sportivi e delle regole ferree da rispettare, non sarei diventata l’atleta che sono. Serve rigore, che un teenager non ha“. Wierer però non nasconde le difficoltà di seguire questo stile di vita fin da giovane, “ma sono arrivati i frutti: ho vinto l’oro, ho vissuto emozioni incredibili“. Doro viaggia molto per le gare, ma l’amore per il “suo” Trentino-Alto Adige rimane: “Il mio cuore è tra le vette: il Corno Bianco è il mio Everest. La qualità delle vita qui è altissima, quando sto lontano da casa non vedo l’ora di tornare, ho bisogno delle mie rocce per disintossicarmi dal traffico, dalla vita frenetica. E poi qui c’è la mia famiglia“.

Sono la terza di cinque fratelli – spiega Wierer –, siamo molto uniti. Mia madre, una tipa tosta che ci portava a sciare, di professione è stata una sventatrice di tafferugli. Tra il salotto e il giardino di casa succedeva di tutto. Mi capita di pensare che se ho vinto l’oro è grazie ai mie fratelli: se sono così testarda e competitiva è perché ho dovuto sopravvivere alle lotte di casa Wierer“. Famiglia che Doro vorrebbe costruire anche col marito Stefano Corradini: “Se mi vedo con figli? Sì, ma una donna che fa sport è condizionata in questa scelta. Devo aspettare il momento giusto, ho come obiettivo Beijing 2022“.

Dorothea Wierer ha vinto molto in carriera, ma lei stessa ha ammesso più volte di avere in pigrizia e golosità i punti deboli: “Canederli? Non dica quella parola, non resisto. Le mezzelune della mamma, le frittelle alle mele, lo strudel. Faccio sport anche per permettermi queste delizie che condivido su Instagram“. E sui social sono oltre 600 mila i suoi followers: “Cerco di essere onesta. Instagram non è il mondo reale, voglio tenerlo presente. Mi faccio vedere vestita prima di uscire a cena ma anche sudata dopo una corsa. Mi piacerebbe che gli altri capissero il motivo delle mie vittorie, quello che ci sta dietro“. L’esposizione porta però a ricevere commenti sgradevoli, ma Wierer se ne frega (“le belle persone non offendono. Le altre non mi interessano“).

Una delle atlete più forti dello sport italiano, diventata icona anche per la sua bellezza che non passa inosservata. Playboy le ha chiesto di posare in copertina ma “non sono a mio agio senza vestiti. Ci sono giorni in cui non mi sento bella, sembro una roccia come le Dolomiti, ma sono come tutti: a volte insicura“. Sicurezza che però spesso sfoggia in pista facendo esultare l’Italia. E a chi ancora mette in dubbio il suo essere italiana (è originaria di Anterselva, culla del biathlon azzurro) risponde: “Sono un’italiana dell’Alto Adige, di cui sono ambassador. Mi piace il mix: il rigore tedesco e la passione dell’Italia. Però, quando sono all’estero, mi fanno i complimenti per come mi vesto, per come mi muovo, e aggiungono: “Si vede che sei italiana”“.

SportFace