Calcio

De Rossi studia da mister: “Il mio calcio è senza etichette. Covid? Chi parla di complotti mi fa paura”

Daniele De Rossi
Daniele De Rossi - Foto Antonio Fraioli

Daniele De Rossi si racconta in una lunga intervista a Sportweek. Nell’anticipazione di venerdì era già noto l’annuncio dell’addio alla nazionale per tentare la carriera da allenatore, e l’ex capitano giallorosso ha spiegato la sua visione di calcio. “Quando giocavo, sentire un allenatore che parlava del “suo” calcio già mi urtava. È facile rispondere che amo una squadra offensiva, votata all’attacco, ma che rispetti gli equilibri. Ma lo possono dire tutti. Il mio calcio è libero, senza etichette  – dice De Rossi – Deve esserci il giusto mix tra le idee che uno ha, la qualità della rosa, gli obiettivi da raggiungere, la conoscenza del club, la sua storia e il suo Dna che non va tradito. Rispettando le radici e la tifoseria. Ci sono club di lotta e altri di governo. Non c’è il mio calcio, ma quello che credo sia giusto proporre in base a tante componenti”. 

Tra i veri temi toccati nell’intervista, ci sono anche coronavirus e vaccino. “Ho preso il covid in Bulgaria. Sono stato subito male con febbre alta, ma l’ho sottovalutato. Avevo letto che alla mia età, 37 anni, al massimo avevi tre giorni di febbre. Invece è stato un crescendo. Ho vissuto tre fasi. La prima, di malessere vero: tosse tutto il giorno e nausea. Spossante. La seconda, della paura: in ospedale allo Spallanzani, dopo aver preso la saturazione che misurava 87 i dottori, che non smetterò mai di ringraziare, hanno cambiato faccia – racconta De Rossi – Sono stato quattro giorni sotto ossigeno. La terza fase è stata quella dell’attesa: finiti i sintomi, sono rimasto 18 giorni positivo, senza poter uscire“. E sui vaccini: “Sono vaccinato, mai stato contro. Posso capire l’anziano che ha paura delle reazioni, ma le manifestazioni in piazza di chi parla di complotti e nega il Covid, le ritengo pura follia. Avere intorno gente che ragiona così mi spaventa. Il vaccino è l’unica strada per tornare ad avere una vita normale. Gli obblighi e le imposizioni mi fanno schifo sempre, la democrazia non si tocca, ma la tua libertà di scegliere non può intaccare la mia salute”.

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