“Ieri ero più agitato, stanotte ho dormito molto bene e stamattina ero pronto. Ieri avevamo fatto una bella giornata, eravamo usciti in acqua con Marta e avevamo provato, tra l’altro, proprio le partenze. Stavo bene, andava tutto bene, il vento era quello giusto, mi sentivo veloce, non temo nessuno in queste condizioni”. Così Mattia Camboni comincia il suo racconto dell’avvicinamento alla medal race dell’RS:X maschile di vela a Tokyo 2020. Una gara beffarda, in cui l’Azzurro ha chiuso quinto dopo una penalità per partenza anticipata. Camboni racconta quei momenti: “Non pensavo di aver forzato così tanto la partenza, forse c’era della corrente che spingeva fuori, e poi non ho sentito nessun suono dal Comitato e quindi non mi sono neanche girato, non pensavo di essere fuori. Quando ho visto i giudici che indicavano me con la bandiera, mi è crollato il mondo addosso“.
Camboni non si dà pace: “Mi dispiace perché ho dato la mia vita per tutto questo, non me lo meritavo io, non se lo meritava il mio allenatore, però così è lo sport, può regalare i momenti più belli della vita e anche questi. È difficile da accettare, anche solo pensare che tutto questo sia vero, ma è così. Sembra un incubo“. Ora, pensare di ripartire e farsi trovare pronti per Parigi 2024 è davvero dura, come ammette l’Azzurro: “Ammetto che lavorare intensamente, giorno dopo giorno, come abbiamo fatto in questi anni è veramente tosta, ho lavorato il doppio di tutti gli altri perché sono sempre stato quello partito dietro a tutti, col fisico meno adatto a questa tavola, perciò ho lavorato più di tutti. È dura adesso pensare che dovremo ricominciare tutto da capo… Altri tre anni, in questo momento non riesco a pensarci. Voglio solo andare a casa riabbracciare i miei cari e stare un po’ di tempo con loro”.