Il gran giorno è arrivato, anzi, la grande notte. La notte di Wembley, quella che al termine di novanta o perché no centoventi minuti potrebbe consegnare all’Italia un nuovo trofeo a distanza di quindici anni dai Mondiali 2006 e a oltre cinquant’anni dall’unico trionfo azzurro agli Europei. Contro l’Inghilterra la Nazionale potrebbe sembrare sfavorita da diversi fattori: innanzitutto affrontiamo una selezione giovane ma più esperta di noi, già capace di arrivare in semifinale agli ultimi Mondiali che noi non abbiamo nemmeno giocato, una squadra solida capace di subire un solo gol in tutto il torneo, che soprattutto sarà spinta da più di cinquantamila tifosi a Wembley. Ma per passare l’esame C2 di inglese gli azzurri hanno tutte le carte in regola: un gioco più fluido, probabilmente meno pressione sulle spalle e nessun coming home da rincorrere spasmodicamente, e poi la cabala ci dice bene. Soltanto una sconfitta in gare ufficiali contro i sudditi di sua maestà, e nel complesso un bilancio comunque favorevole se si contano le amichevoli.
Notti magiche come quella del 1973 proprio a Wembley con lo storico gol di Capello, come quella del 2012 in cui buttammo fuori gli inglesi ai rigori, ma anche le sconfitte c’hanno visto un po’ vincitori e il pensiero corre alla battaglia di Highbury del 1934, in cui gli azzurri di Pozzo, freschi di vittoria al Mondiale, sfidarono l’Inghilterra che non partecipava alla coppa del mondo ritenendosi troppo superiore e che invece dovette faticare e sudare sette camicie per avere la meglio di un’Italia ridotta in dieci per diversi minuti in un’epoca in cui in caso di infortunio non erano previste sostituzioni. Gli azzurri hanno violato Wembley anche nel 1997 con Zola in gol per il successo azzurro e ora c’è una terza chance per i ragazzi di Mancini di passare alla storia nel tempio del calcio. 33 risultati utili consecutivi non verranno messi da parte anche in caso di eventuale sconfitta, ma la voglia di chiudere in maniera trionfale questo percorso di tre anni è tanta. Senza paura dei nostri avversari, forti ma non imbattibili, possiamo portare a casa la coppa. Altro che coming home. Ce lo meritiamo più di loro.