I sudditi di sua maestà spinti dalla… sudditanza. Un rigore molto leggero e un po’ di fortuna trascinano l’Inghilterra fino alla finale di Wembley, dove attorniati dal pubblico amico sfideranno l’Italia nell’atto conclusivo di Euro 2020. Una partita giocata per nulla bene dalla squadra dei Tre Leoni, passata sotto contro una bella Danimarca con la splendida punizione di Damsgaard dalla mattonella di Eriksen e poi appigliati alle giocate dei singoli, uno su tutti un devastante Raheem Sterling che fa il bello e il cattivo tempo, costringendo sul finire del primo tempo Kjaer all’autogol e nel primo supplementare, con un’altra sgroppata, Maehle a commettere un fallo – o in realtà presunto tale, visto che il contatto è davvero microscopico – che poi porta al rigore fischiato da Makkelie, che non ci pensa nemmeno un secondo a segnalare il penalty per i padroni di casa. E’ proprio vero, il pubblico fa tutta la differenza del mondo.
Non giriamoci attorno, in molti frangenti del match questa Inghilterra è stata fortunata oltre i propri meriti. Il rigore di Kane ne è l’emblema: calciato male, respinto da uno Schmeichel probabilmente migliore in campo, ma c’è la ribattuta a regalare il 2-1. E il pareggio, non bisogna dimenticarlo, arriva su un autogol di Kjaer. E vogliamo parlare del fatto che gli ultimi dieci minuti abbondanti la Danimarca, che esce a testa altissima a un passo dal grande sogno, deve giocarli in dieci per l’infortunio di Jansen, entrato peraltro da pochissimo? Insomma, l’Italia non ha nulla da temere: siamo superiori a questa Inghilterra, che tuttavia merita grande rispetto, ma nulla più: la meritocrazia ci vorrebbe a Wembley ad alzare la coppa davanti al popolo inglese ammutolito, ma occorre prestare attenzione ai tanti aspetti che non riguardano strettamente il calcio giocato.