Tanto parlare, ora si gioca. E si fa sul serio, si scrive l’ennesimo capitolo di una storia fatta di rivalità, grandi partite, giocate da fuoriclasse, colpi proibiti. Italia e Spagna da oltre cent’anni sono protagoniste di confronti che hanno lasciato il segno nella storia del calcio, talvolta a favore degli iberici, altre per quanto riguarda gli azzurri. E a Euro 2020 queste due outsider, perché di questo si tratta nonostante blasone e speranze, si ritrovano l’una contro l’altra a giocarsi il pass per la finale di Wembley.
Difficile dire chi tra le due può essere la favorita. L’Italia ha dimostrato solidità e grande entusiasmo, e fin da subito. La Spagna ha invece iniziato in sordina e successivamente ha cominciato a capire che, anche senza la generazione d’oro che ha vinto tutto tra il 2008 e il 2012, si può arrivare fino in fondo. Impossibile fare un pronostico su chi riuscirà a vincere questo scontro diretto tra squadre giovani che da poco hanno avviato un nuovo ciclo, di certo c’è che se si va ai rigori la cabala non porta bene alla Nazionale, con negli occhi l’eliminazione del 2008 e anche nella Confederation Cup 2013. L’Italia, dal canto suo, ci mette tanta voglia di trasformare il match in una battaglia, come quando Tassotti nel 1994 ruppe il naso proprio a Luis Enrique, beccandosi poi la maxi squalifica con la prova tv. Senza arrivare a tanta violenza, dare un altro dispiacere al ct delle Furie Rosse come l’eliminazione in semifinale sarebbe già decisamente ben accetto.
Come possono gli azzurri battere la Spagna? Intanto, non snaturandosi. Continuando a giocare con quel dinamismo e quella personalità che c’hanno permesso di far fuori il Belgio numero uno del ranking e che c’hanno dato un pizzico di entusiasmo in più ma soprattutto la consapevolezza dei nostri mezzi. Ma non basta solo quello. Servirà sangue freddo nei tanti uno contro uno che si paleseranno, il cinismo giusto che già i ragazzi di Luis Enrique hanno dimostrato contro Croazia e Svizzera, la voglia di dare tutto per prolungare la vacanza premio a Wembley. Mai come questa volta, abbiamo tutte le carte in regola per riuscirci.