Oltre un italiano su tre pratica sport nel tempo libero. Per la precisione, secondo i dati diffusi dall’Istat oggi al Coni nella conferenza stampa “I numeri della pratica sportiva in Italia”, il 34,8 per cento della popolazione con tre anni e più pratica sport: il 25,1 per cento lo fa con continuità, il 9,7 in modo saltuario. Sono numeri in forte aumento, visto che nel 2013 la percentuale complessiva degli “sportivi” in Italia si attestava al 30,6 per cento (meno 4,2 per cento rispetto al 2016).
Il picco nella crescita si rileva nei giovani: dal 2013 al 2016 il numero dei ragazzi che fanno sport in modo continuativo è aumentato del 5,8 per cento nella fascia d’età 6-10 anni, del 3,6 per cento nella fascia 11-14 anni, del 6,4 per cento nella fascia 15-17 e addirittura del 7,1 per entro nella fascia 18-19 anni. Un italiano su quattro, precisamente il 25,7 per cento, ha dichiarato invece di svolgere qualche attività fisica (passeggiate di almeno due chilometri, nuoto o bicicletta) pur senza svolgere un’attività sportiva.
Sono 23,1 milioni, infine, i sedentari, gli italiani che nel 2016 non hanno fatto sport né attività fisica nel tempo libero, pari al 39,2% della popolazione. In base alla ricerca, le donne sono più sedentarie degli uomini (43,4% contro il 34,8%) in tutte le fasce di età. La sedentarietà cresce all’aumentare degli anni di vita e coinvolge quasi la metà della popolazione a partire dai 65 anni. Anche per la sedentarietà è forte il divario territoriale. La quota più elevata di sedentari si registra nel Mezzogiorno (52,7% nel sud e 52,5% nelle isole) rispetto al Nord-ovest (31,9%) e al Nord-est (27,4%).
“I dati dell’Istat valgono come la vittoria di una medaglia olimpica, se non di più – ha sottolineato il presidente del Coni Giovanni Malagò – Ogni anno ci facciamo il segno della croce sperando che i numeri siano positivi e devo dire ci stanno dando ragione. Ce l’ho messa tutta, non mi sono risparmiato ma non è stato un sacrificio: meritiamo questi numeri, questo incremento nel numero degli sportivi è molto importante perché l’Italia è un paese sempre più vecchio ed è sempre più dura migliorare i dati. Ne sono orgoglioso”.