Mezzo disastro della Spagna all’esordio a Euro 2020. La Svezia impone la legge dello 0-0 e come avvenuto quasi quattro anni fa contro l’Italia negli spareggi per il Mondiale in Russia, il pullman viene parcheggiato bene dalla squadra di Andersson, capace di costruire due linee da quattro estremamente serrate che non lasciano spazi. E che quando li lasciano, visto che il palleggio iberico di tanto in tanto libera l’uomo in avanti, ci pensa un super Robin Olsen a indossare i panni di Batman e a parare tutto quello che viene calciato verso la sua porta. Insomma, una partita stregata per una squadra che da nove anni ormai è soltanto un vecchio ricordo di quel quadriennio in cui arrivarono due Europei e un Mondiale. Altri tempi, altra generazione, altri allenatori. Luis Enrique continua francamente a deludere e i fischi di La Cartuja sono anche e soprattutto per lui. Perché, diciamoci la verità, la sensazione è che in campo vadano solo nomi senza un’amalgama di squadra, come, per esempio, quello che invece è riuscito a creare Mancini con l’Italia.
A Siviglia dunque risultato a occhiali che spariglia le carte nel girone E agli Europei. La cenerentola annunciata, la Slovacchia, è l’unica ad aver vinto e guarda tutti dall’alto a quota tre, la Polonia ha deluso ed è ferma a zero, come i gol segnati da una Spagna che insieme alla Svezia, che può però guardare con maggior fiducia al proseguo, si trova a quota un punto. Una serata storta, l’unica bonus che può essere concessa alle Furie Rosse. O sarà un nuovo fallimento.