Stefanos Tsitsipas trionfa a Montecarlo, Andrey Rublev costretto ad arrendersi per 6-3, 6-3 in finale. Il classico batte il nuovo, l’old style supera nettamente il new style. Tsitsipas ha dimostrato una superiorità prettamente tecnica evidente sull’avversario, esternando un bagaglio di colpi difficilmente definibile e deliziando il pubblico (tristemente) da casa. Dritto e rovescio violenti, alla ricerca di vincenti. Non basta? Discese a rete e volée perfette. Non basta ancora? Prima di servizio letale, nessun break subito. Ancora non è abbastanza? Fase difensiva marmorea, variazioni su variazioni. Adesso ci siamo. Tsitsipas ha portato in alto la bandiera della completezza tecnica, ha confuso e colpito nel profondo Rublev e non ha mai concesso al moscovita l’iniziativa da fondocampo. Nelle rare occasioni in cui Rublev ha detenuto il pallino del gioco tra le mani, Tsitsipas è riuscito a vanificare le sue offensive con sorprendente semplicità. I progressi del talento ellenico sono evidenti, match dopo match, mese dopo mese, graduali e fondamentali per il sesto titolo in carriera, il primo Masters 1000.
“Settimana incredibile a Montecarlo, non riesco a descrivere precisamente le mie emozioni. Attualmente sono sovrastato dai miei sentimenti positivi. Entrambi abbiamo meritato di arrivare in finale, splendida partita, peccato non potesse partecipare il pubblico”. Questo è un estratto delle dichiarazioni di Tsitsipas al termine del match, spontanee e rappresentative della sua indole personale e tennistica. Il greco gioca d’emblée, riesce a farsi trascinare dalle emozioni, soprattutto positivamente e talvolta negativamente, ma ne fuoriesce un’immagine pura del campione che è e che sarà; un tennista ‘umano’, dotato di una classe sopraffina e di un gioco d’altri tempi. Terza finale di un Masters 1000, primo trionfo, ma si è certi, osservando la qualità delle sue prestazioni, che non sarà l’ultimo.