Roberto De Zerbi, allenatore del Sassuolo, non ha festeggiato al meglio la 250esima panchina in carriera (la numero 100 con gli emiliani). L’amarezza per la sconfitta rimediata contro l’Inter l’ha fatta da padrona, guastando la festa per il traguardo raggiunto. Ne ha parlato lo stesso tecnico a “Nero&Verde”. “Non riesco mai a godermi le cose sino in fondo. Penso sempre al futuro” ha rivelato De Zerbi, “anche al Sassuolo, dove ho raccolto l’eredità di Eusebio Di Francesco, mi sono messo alla prova per dimostrare di essere all’altezza della situazione“.
“Sono comunque orgoglioso di quello che ho fatto” ha spiegato il tecnico neroverde, “ho totalizzato più di 100 panchine con il Sassuolo ed è un motivo di vanto e di orgoglio ma anche un condizionamento, un invito a non fermarsi. Ho sempre vissuto il calcio con passione. Se sono arrivato a certi traguardi il merito è dei giocatori che alleno, perché il tecnico è solo uno strumento“.
Parlando dello stile del suo calcio, De Zerbi ha ricordato il mister ricorda il compianto patron neroverde Giorgio Squinzi: “Le sue parole ti penetravano, ti contagiavano. Quando ci siamo conosciuti mi disse ‘Roberto ti chiedo di vedere la squadra giocare bene e di attaccare’. E questo mi rimbomba ancora nelle orecchie. Fare l’allenatore è pesante nel senso che ti assumi delle responsabilità che a me piace portare a termine. Quando penso al Dottore mi dico che sto rispettando quella parola che avevo dato e che sto rispettando la responsabilità presa“.
Infine, il mister del Sassuolo ha commentato le numerose critiche e anche complimenti che arrivano dal web e non solo: “Guardo tutto, soprattutto le critiche. Mi fanno arrabbiare, ne tengo conto. Sono distruttive, portate avanti da invidiosi e da gente che critica per partito preso. Cerco di farmi una corazza per andare avanti perché oggi il mondo del fai e disfa in 5 minuti, quando va bene è tutto dovuto e quando va male sei l’unico capro espiatorio. Questo è uno degli aspetti dove sono diventato più riflessivo. I complimenti dei colleghi, di gente di calcio, come Guardiola, Sarri, Rummenigge, mi hanno fatto molto molto piacere“.