Nel corso di un’intervista a Marca, Samir Ujkani, portiere del Torino e capitano del Kosovo, ha voluto raccontare la sua storia, molto triste ma con un lieto fine: giocare per la propria nazione.” La Nazionale del Kosovo non esisteva ancora– dice Ujkani- quindi ho giocato 20 partite con la Nazionale albanese. Giocare con la maglia del mio paese era un sogno, per cui quando il Kosovo è stato riconosciuto come paese ho cominciato immediatamente le operazioni burocratiche per cambiare nazionale. Sono stato il primo a farlo, anche se potevamo giocare solo amichevoli”. Poi, il tema della guerra: “Ho perso due zii e le loro mogli, anche la moglie di mio cugino con la sua bambina. In fondo sono cose terribili, che in guerra succedono. Abbiamo perso tutto, perché le abitazioni della mia famiglia nella nostra città sono state rase al suolo. La mia famiglia ha dovuto ricominciare da zero. Mio padre è riuscito a portarci in Belgio, un paese a cui devo moltissimo. Grazie ad un consiglio da parte di un avvocato a mio padre, siamo riusciti a scappare in tempo dalla guerra.”- racconta Ujkani al quotidiano spagnolo.
Adesso, il portiere del Torino è molto orgoglioso della sua carriera e del suo Kosovo: “Voglio aiutare a dare un’immagine positiva del Kosovo e della sua gente. Questo è uno degli obiettivi della nostra nazionale, mostrare al mondo la nostra mentalità, le nostre tradizioni e che la gente del Kosovo è aperta e solidale. Siamo brave persone. E il calcio può aiutarci a dimostrarlo”.