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Carroll tra alcol e depressione: “Non ci vedevo nulla di strano, se non avessi smesso oggi non sarei qui”

Old Trafford, Manchester United - Foto André Zahn - CC-BY-SA-2.0

Roy Carroll, ex portiere del Manchester United tra il 2001 e il 2005, ha rilasciato un’intervista al Daily Mail durante la quale ha raccontato la sua esperienza con l’alcol, quando nel 2006 vestiva la maglia del West Ham e un brutto infortunio alla schiena lo ha tenuto fermo a lungo, facendolo ritrovare faccia a faccia con la depressione. “A giugno saranno dieci anni che non bevo. Ma era diventata un’abitudine, una routine. Può succedere a chiunque sia depresso e abbia disponibilità di alcol a casa. E a un certo punto non vuoi altro che farti un paio di birre, poi va sempre peggio. Ogni giorno sono sempre di più e diventi dipendente”.

“Non mi era mai successo prima di avere un infortunio grave e quindi mi sentivo come se stessi cadendo sempre di più in un buco. Era un qualcosa a cui non ero mentalmente preparato”, ha continuato Carroll. “Ero in una stanza buia e bevevo, fuori non avevo nessuno che mi aiutasse. Nessuno sapeva nulla, perché non ne parlavo mai. Tutti pensavano che fossi la persona più felice del mondo, mentre invece andavo a casa, chiudevo la porta, sbattevo la testa al muro, bevevo qualcosa e cercavo di dimenticare. L’importante per me era liberarmi dalla depressione e ci vogliono parecchi drink per farlo. Ma poi il giorno dopo stavo peggio e quindi tornavo a bere. Sono andato a disintossicarmi perché me l’hanno chiesto altre persone: mia moglie, il mio procuratore e i miei amici. Ma io non ci vedevo nulla di strano o di sbagliato, quello era il mio problema”.

Carroll ha poi raccontato la sua difficoltà nell’uscire da questa dipendenza: “Quando ero sotto contratto con una squadra facevo sempre in modo di non bere il giorno prima di una partita. Ma poi, quando ho smesso di giocare e nessuno mi voleva più, bevevo tutti i giorni. Avevo molto tempo libero e bevevo come un pazzo. Se non mi fossi fermato oggi non sarei qui, non credo che il mio corpo avrebbe retto. Non sono mai arrivato a un punto in cui ho pensato di uccidermi, sono stato fortunato, ma probabilmente sarei morto a forza di bere. La roba che bevevo e il modo in cui la bevevo rischiavano di non farmi svegliare una mattina. Ma adesso non mi interessa più dell’alcol. I primi quattro o cinque anni sono stati complicati, ma ora non ne ho più bisogno. Sono già abbastanza matto anche senza bere! La depressione però ogni tanto ritorna, è un qualcosa da cui non mi libererò mai. Succede a tanti calciatori, ma spesso non lo dice nessuno prima del ritiro. Si cerca di tenersi le cose per sè perché in fondo si parla della propria vita…”

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