Serie A

Diritti tv Serie A da Sky a Dazn: come è cambiato il calcio in tv dagli anni ’90 a oggi

Goal line technology in Serie A - Foto Antonio Fraioli

Dopo settimane di litigi e fumate nere la Lega Serie A ha assegnato i diritti domestici del campionato per il prossimo triennio 2021-2024, votando la proposta di Dazn (appoggiata da Tim) da 840 milioni di euro. L’emittente streaming avrà 7 partite in esclusiva e tre in co-esclusiva. Sky, in corsa per le tre gare in co-esclusiva, è la vera sconfitta del bando dopo una partnership ultradecennale. Andiamo a ripercorrere proprio la storia del calcio in Tv: dagli anni Novanta fino alla rivoluzione odierna che crea diversi dubbi tra gli utenti.

LA STORIA – Tutto cominciò nel 1996 con Tele+, che fino al 1999 trasmise le prime partite in pay per view. In qull’anno nacque un emittente concorrente, Stream, che iniziò a spartirsi le gare con Tele+. Poi nel 2003 la fusione delle due in Sky Italia, che creò un vero e proprio monopolio durato fino all’avvento di Dazn nel 2018. Negli ultimi tre anni l’emittente inglese ha trasmesso 3 partite a giornata in esclusiva, con 7 a Sky. Ma dal 2021-2022 farà bottino pieno, sperando di moltiplicare gli abbonamenti.

CAOS ABBONAMENTI – La rivoluzione digitale nell’ambito dei diritti televisivi pone gli appassionati in grande difficoltà. Nei prossimi tre anni per poter vedere tutte ma proprio tutte le partite di Serie A e delle competizioni europee gli utenti dovrebbero sottoscrivere tre abbonamenti. Con Dazn, infatti, avrebbero la certezza di vedere le 10 partite di Serie A, ma non avrebbero le gare delle competizioni europee. Con Sky avrebbero l’Europa League, la Conference League e gran parte delle partite della Champions League (ma non tutte, perché 16 match della massima competizione continentale sono state acquistate in esclusiva da Amazon). Insomma, un vero e proprio caos destinato a creare non poco panico tra i tifosi. Dal 2021 un solo abbonamento non basterà più.

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