Edizione numero 125 dei campionati europei di pattinaggio di figura ISU: è tempo di analisi.
Riflettori puntati sulle discipline che ci hanno portato le medaglie. L’Italia torna dalla Repubblica Ceca con un bronzo nell’individuale femminile e un argento nella danza. Il bronzo porta la firma di Carolina Kostner, che incanta e si posiziona proprio lì, dietro le giovani russe “terribili” Medvedeva e Pogorilaya, quasi a volerle tener d’occhio; sono d’argento, invece, Anna Cappellini e Luca Lanotte, che hanno pagato a caro prezzo quelle infinitesimali sbavature che si sono concessi. Ma, del resto, c’è poco da stupirsi. Si va verso l’anno olimpico, verso la chiusura del ciclo iniziato dopo Sochi 2014, ed è il momento di accelerare e puntare alla perfezione.
Che dire di Carolina? Su di lei sono stati scritti fiumi di parole. Brutte, belle, vere, false. È stata massacrata, letteralmente, dopo Torino 2006, ritenuta complice di un vile reato, condannata e squalificata. Ma è stata ed è, oggi più di ieri, amata come poche, forse perché si è rialzata come pochissime. Rinata dalle sue stesse ceneri, ripresa da dove si era interrotta.
Carolina mancava dalle gare quasi da 1000 giorni quando è scesa sul ghiaccio di Zagabria e di Egna, per l’ultima tappa dell’ISU Grand Prix e per i campionati nazionali. Ma Carolina ha vinto, perché quando nasci per vincere non puoi perdere neanche se ti impegni. È arrivata a Ostrava dicendo di voler solo confrontarsi con i suoi limiti, e si è presa il bronzo. Tutti la conosciamo per il modo minuzioso e perfetto, ai confini del divino (con l’ave Maria, però, questi confini se li è abbondantemente messi alle spalle) con il quale cura e porta sul ghiaccio la parte artistica, che poi fa schizzare i components alle stelle, ma in Repubblica Ceca si è vista anche un’atleta solida, esperta, con tantissimo lavoro sulle gambe.
Si è allenata a San Pietroburgo, si è preparata con il professor Mishin e chi di pattinaggio ne mastica lo sa che con Mishin non si scherza. Che tu vinca o che tu perda lui ha la stessa identica espressione sul viso, quella di chi ti dice: “Non hai fatto proprio nulla, se non ciò di cui sei capace”; ma Mishin è uno che se sei stato fermo a lungo ti rimette in piedi, e che se non hai i salti te li insegna. E Carolina ha imparato. Si è presa le combinazioni e i tripli, erano i suoi punti deboli e adesso sembrano spariti. E’ completa, ed è la pattinatrice italiana che ha vinto di più. Ad Ostrava, con 210.52, si è messa al collo la decima medaglia europea, e ora punta dritto ai Mondiali di Helsinki. Certo, le russe sono affamate e la Medvedeva è pure molto lontana (229.71) ma la loro è una scuola diversa, inutile anche solo azzardare paragoni.
E veniamo alla danza. Anna Cappellini e Luca Lanotte si sono presentati agli Europei forti del sesto titolo nazionale consecutivo appena conquistato. Anche loro, insieme, stanno facendo la storia: nel 2014 hanno messo a segno la doppietta europei-mondiali, innumerevoli i podi nelle tappe di Grand Prix e poi l’argento ai campionati europei del 2015 e del 2016, sempre dietro Gabriella Papadakis e Guillame Cizeron. Da tre anni l’oro e l’argento sono affar loro. Italia e Francia, una sfida sulle lame che tanto ricorda e scalda gli animi come quella che, a cavallo del 2000, vide contrapposti Barbara Fusar Poli con Maurizio Margaglio da un lato, Marina Anissina con Gwuendal Peizerat dall’altro.
Interessante, tornando ai giorni nostri, andare a vedere i punteggi totalizzati da tre anni a questa parte dalle due coppie. Nel 2015 i francesi vinsero con 179.97, Anna e Luca seguirono con 171.52; l’anno scorso l’asticella inevitabilmente si alzò: 182.71 per Papadakis – Cizeron, 178.01 per Anna e Luca. Quest’anno 189.67 per i “cugini d’Oltralpe”, 186.64 per i nostri azzurri. In un crescendo costante ed entusiasmante, si rincorrono e si sfidano, ma ad Ostrava forse l’oro poteva essere nostro se quella detrazione di un punto non avesse stravolto l’esito dello short a 4 ore dalla fine della gara, facendo scivolare Anna e Luca, che avevano chiuso in testa, in seconda posizione, alle spalle proprio dei francesi.
Ancora più interessante, ma decisamente poco piacevole, è il raffronto tra le due coppie se si guardano le classifiche degli ultimi due mondiali. L’oro europeo, infatti, ha sempre portato bene ai francesi, che poi si sono andati a prendere anche quello mondiale (nel 2015 con 184.28, nel 2016 con uno stratosferico 194.46). Solo quarti, in ambedue le competizioni, i nostri atleti: 177.50 il total score nel 2015, 182.72 l’anno scorso.
Helsinki è alle porte, dal 29 marzo al 2 aprile ci si gioca non solo le medaglie ma anche le qualificazioni all’Olimpiade di Pyeongchang (Corea del Sud). Le classifiche e la storia finora dicono questo, ma iniziare a scriverne un’altra si può.