“Propongo una riforma qualitativa e non quantitativa dei campionati. Dobbiamo ripensare a nuovi perimetri, sia del professionismo che del dilettantismo; il vecchio schema non regge più“. Sono queste le parole di Gabriele Gravina, presidente della FIGC che nelle scorse settimane si è candidato nuovamente alle elezioni per proseguire il proprio mandato al vertice del calcio italiano. “Serve una maggiore valorizzazione della Serie A e allo stesso tempo riconoscere mission chiare per la B, che è esposta ad un eccessivo turnover di squadre ogni anno tra promozioni e retrocessioni (quasi il 40%) – ha detto Gravina in un’intervista a ‘La Verità’ -. La Lega Pro deve diventare il campionato della formazione. Senza formule algebriche, sarà la qualità a stabilire il numero“. E ancora: “Voglio riprendere da dove eravamo rimasti puntando sulla qualificazione dei vivai, sull’ammodernamento delle infrastrutture e, finalmente, sulla sostenibilità del sistema attraverso una distribuzione più equa delle risorse, l’introduzione della flessibilità degli emolumenti quando si cambia categoria, una nuova organizzazione della governance con pesi diversi tra le componenti federali e la riforma dei campionati“.
Poi il passaggio sulla questione dei diritti televisivi del campionato: “È un passaggio cruciale per il presente e il futuro del calcio italiano, è fisiologico che si voglia approfondire bene la questione, magari bisognerebbe dimostrare maggiore unità. Di positivo comunque c’è che la nostra Serie A, nonostante la pandemia, non ha perso valore“. Infine sull’ipotesi di una Superlega europea: “Il presidente Agnelli sta lavorando con la Uefa alla Super Champions che dovrebbe mettere la parola fine sul progetto Superlega, verso il quale ho sempre mostrato contrarietà perché mortifica il merito e le competizioni nazionali“.