Durante un’intervista al giornale sportivo FourFourTwo, l’ex centrocampista di Sampdoria, Parma, Lazio e Inter, Juan Sebastian Veron, ora presidente dell’Estudiantes, ha raccontato il complicato periodo passato in Premier League, prima con il Manchester United, con il quale ha vinto il titolo, e poi con il Chelsea, ma in entrambe le occasioni non è riuscito a convincere. Veron parla di troppe differenze tra il calcio italiano e quello inglese, alle quali non è riuscito ad abituarsi.
“Non ho nessun rimpianto. Sono andato allo United perchè in Italia c’era lo scandalo dei passaporti e ho pensato che un cambio di scenario sarebbe stato buono per me da un punto di vista mentale. A dire la verità, avevo una visione pessimistica di come sarebbe stato giocare in Inghilterra, visto che pensavo che la vita sarebbe stata molto diversa da quella a cui ero abituato, quella dei paesi latini. Ma ho trovato un club straordinario, non se ne trovano di così organizzati e con così tante persone pronte a darti una mano. E tutto quello che mi è successo a Manchester mi ha fatto cambiare idea, sono stati due anni stupendi, in cui abbiamo anche vinto la Premier League, e sono ancora in contatto con alcuni dei ragazzi come Yorke, Scholes, Ferdinand..”. L’ex centrocampista ammette: “So che molta gente si aspettava grandi cose da me, e anche io la pensavo così. Forse il problema è stato legato alle caratteristiche dei calciatori. Per far funzionare le cose per me, in una posizione in cui c’erano già buone opzioni, bisognava cambiare il modo di giocare di una squadra che faceva bene di suo. E se c’è qualcosa che mi ha creato problemi era la condizione fisica. Io ero abituato a come si faceva in Italia, ma in Inghilterra per mantenersi in forma si giocavano le partite. Non ero abituato a giocare senza parecchia preparazione fisica e a lungo termine le mie performance sono calate. Ho avuto parecchi alti e bassi, alcune partite ottime, ma altre pessime. In Italia avevo un rendimento più stabile, quindi so che il mio periodo in Premier League non è stato il migliore…”.