Calcio

Europa League: Lazio-Sparta Praga 0-3

Stefano Pioli, fotomenis.it

Lo Sparta Praga sembra la vittima perfetta, da sbranare nella tana amica dell’Olimpico. Il sogno di un Europa League da vivere, finalmente da protagonista. Nella ricorrenza dell’Unità d’Italia lo spirito patriottico avrebbe dovuto trionfare. E invece la Lazio piomba nell’incubo, non riesce a reagire e saluta mestamente l’unica competizione che poteva riabilitarne una stagione disgraziata. Gli uomini di Pioli si sciolgono sul più bello, una fastidiosa caratteristica che quest’anno è stata messa in mostra più di una volta: quando il gioco si fa duro, la Lazio smette di giocare. Eppure i biancocelesti partono bene, la prima occasione capita a Candreva, ma l’esterno spara su Bicik. Dieci minuti di possesso palla, poi il blackout che condanna Biglia e compagni: Bisevac sbaglia, la palla rimane al limite dell’area e Dockal non si pregare due volte: il suo sinistro lascia di sasso Marchetti e regala il vantaggio allo Sparta Praga. Ancora un gol subito nel primo quarto d’ora, ma stavolta la Lazio si supera, affossata dai suoi centrali. Hoedt commette l’errore fatale che spiana la strada a Krejci, il suo sinistro si insacca all’angolino e lascia i biancocelesti a leccarsi le ferite. La squadra di Pioli prova a reagire, ma senza creare reali pericoli alla porta ceca. L’occasione per indirizzare il match verso una clamorosa rimonta l’avrebbe Mauri, ma il suo sinistro è debole e centrale, troppo semplice per Bicik respingere. Impotentia goleandi, la Lazio sembra affetta da un morbo difficilmente curabile. Ci provano Candreva, Klose, Keita, Bisevac: niente da fare, il portiere ceco si guadagna la serata senza fare gli straordinari. A scrivere la parola fine con 45 minuti di anticipo ci pensa Julis, sfruttando una marcatura troppo blanda ancora di Bisevac: 0-3, l’incubo è servito, l’Europa League sfugge via veloce. Scoppia la contestazione, l’Olimpico, pieno come poche altre volte, è tutto contro il presidente Lotito.

Nessun cambio alla ripresa, anche Pioli sa che il match è ormai compromesso. Nonostante questo la Lazio prova almeno a salvare l’onore: missione ancora una volta fallita. I cambi – dentro Felipe Anderson e Matri, fuori Klose e Mauri – non sortiscono effetti, la porta ceca sembra stregata. Non ci crede più nessuno, la ripresa si gioca solo per onore di firma. I biancocelesti abbandonano l’Europa League nella maniera peggiore, contro l’avversario che, sulla carta, era il più abbordabile. Fastidiosa abitudine quella laziale: era successo anche in estate, con il preliminare Champions League. Tra le possibili avversarie il Bayer Leverkusen sembrava la più facile da affrontare, poi l’eliminazione. Ora la storia si ripete. In questa stagione la Lazio ha sbagliato tutti gli appuntamenti che contavano. Una stagione che, a meno di clamorose rimonte in campionato, può essere definita fallimentare.

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