Avete presente il film “Rocky IV” quando ad un certo punto Balboa si guadagna la stima e gli applausi della folla a discapito del pugile di casa Ivan Drago? Questo è quello che più o meno è successo a Victor Estrella Burgos quest’oggi sulla Margaret Court Arena. Il tennista dominicano, al contrario di Sylvester Stallone, è uscito dal campo sconfitto per mano di Bernard Tomic ma si è guadagnato come l’americano il rispetto e l’ammirazione di tutti. Non sarà bello da vedere, il suo gioco sarà costruito ma non dategli del limitato perché Estrella nella vita ha smentito tutti e superato qualsiasi barriera gli si sia posta di fronte.
Nato in un paese povero in cui l’agricoltura rappresenta uno dei settori principali dell’isola, Víctor avrebbe potuto intraprendere la strada del baseball (sport maggiormente praticato in patria) o addirittura quella del cantante. E invece, all’età di 8 anni, si ritrova a impugnare la prima racchetta un po’ per caso. I suoi genitori, a causa della sua iperattività e dei continui litigi con i due fratelli maggiori, vogliono trovargli un’attività che lo mantenga impegnato e lontano dai guai. L’amicizia che lega il padre di Víctor con il direttore del Centro Español Club, fu la ragione per cui il plurivincitore del torneo di Quito inizia a fare il raccattapalle, un modo come un altro per farlo correre, acquietarlo e tenerlo a debita distanza da casa. La passione verso il tennis cresce giorno dopo giorno, tra una partita e l’altra guarda i soci del circolo giocare e da ognuno di loro cerca di apprendere il meglio. “Nessuno agli inizi mi ha insegnato qualcosa – afferma Estrella – Vedevo gli altri giocare e provavo a copiarli, fu così che cominciai. Grazie a Dio il club mi permise di scambiare ogni tanto con l’accordo che non avrei causato problemi visto il mio carattere un po’ esuberante”. Nonostante fosse davvero piccolo sia di statura che d’età, Estrella comincia a scambiare con ragazzi molto più grandi di lui, delle volte anche adulti. Il primo vero torneo fra i “big” lo disputa a 14 anni: “Non mi volevano far giocare per via dell’altezza (quasi 150 cm all’epoca) e perché lo sponsor del torneo apparteneva ad un famoso marchio di birre. Vi prego – scongiurava Víctor con le lacrime agli occhi – fatemi giocare, è il mio sogno!”. Permesso accordato, una sola partita e poi sarà eliminato pensano erroneamente gli organizzatori. Il tennista dominicano sorprende tutti, raggiunge le semifinali e da quel giorno nessuna porta di alcun circolo dominicano gli sarà chiusa.
Divenuto ufficialmente professionista nel 2002, col tempo prova ad emergere ma la mancanza di soldi per sostenere le spese, di risultati a livello futures e di una federazione lo relega presto agli argini del tennis che conta. Negli anni in cui la maggior parte dei giocatori investono su stessi, “Viti” decide dunque di prendersi una pausa, dal 2004 al 2006, e di giocare saltuariamente in Coppa Davis. Estrella si reinventa, si guadagna da vivere lavorando presso il Club di Santiago dove era cresciuto e impartendo lezioni di tennis nei villaggi turistici.
Il dominicano è testardo e vuole riprovarci. Nel 2006 si trasferisce a Miami per allenarsi seppur i soldi continuassero a latitare e mantenersi fosse un’impresa assai ardua. Nello stesso anno, dopo una breve esperienza come sparring partner per il Porto Rico in Coppa Davis e sotto suggerimento di Sixto Camacho, si convince a ritornare sui propri passi e di tentare l’avventura nei tornei futures e challenger nelle Americhe. I risultati iniziano ad arrivare, prime vittorie nei tornei futures in patria, Usa, Nicaragua e Colombia. Successi che gli consentono di piazzarsi attorno alla 200esima posizione mondiale. Arrivano le prime soddisfazioni a partire dal challenger di Medellin nel 2011 dopo aver vinto ben 18 titoli nel circuito futures. Qualche risultato di poco rilievo sino al quarto di finale al Claro Open di Bogotà tre anni più tardi e il primo successo in un torneo ATP a Quito nel 2015. In Ecuador diviene il tennista più vecchio ad aver trionfato per la prima volta in un torneo del circuito maggiore, record che detiene fino al luglio 2016, quando viene superato in questo primato dal nostro Paolino Lorenzi.
Ed è qui che le strade dell’azzurro e del dominicano si intersecano nel racconto. Entrambi sconfitti al secondo turno dell’Australian Open a testa alta, Estrella-Burgos e Lorenzi ci sembrano così distanti e simili al contempo. Storie e modi di giocare diversi ma un amore e una dedizione per il proprio mestiere encomiabile. Una scommessa vinta con loro stessi e persa da tutti gli altri. Quando mio figlio mi chiederà quali possano essere dei buoni esempi nella sua vita gli risponderò Estrella Burgos e Paolo Lorenzi. E non crediate che stia scherzando…